L'ultimo Rapporto Fao non si differenzia molto dai precedenti se non per le maggiori difficoltà, in rapporto ai nostri tempi, di trovare soluzioni per vincere la battaglia contro la fame nel mondo e salvare milioni di vite umane.
L'obiettivo temporale di sconfiggere la fame, a livello planetario, è fissato per il Paesi in via di Sviluppo(PVS) entro il 2015.
Tuttavia non sarà così semplice centrarlo.
Ultimamente la cosa peggiore e che riguarda tutti, non solo i PVS, è la certezza matematica del continuo aumento dei prezzi delle derrate alimentari.
Ovviamente si tratta di speculazione voluta dalla grande finanza, quella delle multinazionali alimentari ,di cui ben sappiamo, che renderà (e lo sta già facendo ampiamente ovunque ma sopratutto in Africa e con il beneplacito di governi discutibili) ancora più poveri i contadini, più deboli i consumatori quanto al potere d'acquisto e, infine, debolissimi e ricattabili i Paesi più esposti.
Quelli ,ad esempio, dell'Africa subsahariana, che vivono d'importazioni.
Per tacere dell'area del Corno d'Africa, attualmente in primo piano a causa di una siccità e di una carestia di immane portata.
Sempre secondo il Rapporto si sottolinea in particolare che alcuni di questi Paesi poveri, dove si soffre realmente la fame, tanto in Africa quanto in altre aree depresse del nostro pianeta, stanno ancora, per altro, vivendo i postumi della crisi precedente, alimentare ed economica, del 2006-2008.
E ciò renderebbe ulteriormente difficile la ricerca di soluzioni in tempi brevi.
A meno che non si voglia pensare ad un'agricoltura di sussistenza familiare un po' per tutti e a forme di commercio informale, che poi, stringi stringi, dinanzi allo spettro della fame, se non risolutrici, saranno comunque un suppletivo non disprezzabile.
Sempre secondo i calcoli degli esperti inoltre pare che, anche se si raggiungesse il famoso obiettivo nel 2015, rimarrebbero nel mondo 600 milioni di persone malnutrite con tutte le conseguenze che questo significa.Sopratutto le ricadute sulla salute e quindi sulla mortalità infantile e sulla durata media della vita.
Se poi aggiungiamo la crescita demografica in costante progressione geometrica e l'affare biocombustibili, quanto scritto non è puro allarmismo ma fondata verità.
Il grosso interrogativo resta sempre tuttavia il "come risolvere".
Impresa decisamente non facile a meno che non si voglia dare un "calcio" ben assestato ai profitti del "Capitale" mondiale ed entrare in tutt'altre logiche e stili di vita.
Voglio ricordare,per concludere, che l'ultimo Rapporto, il cui titolo è " Lo stato dell'insicurezza alimentare nel mondo 2011", è nato dalla collaborazione attiva di esperti FAO in unione con quelli del PAM, il Programma alimentare mondiale e quelli dell'IFAD,il Fondo per lo sviluppo agricolo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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