Dinanzi alla speculazione finanziaria che riguarda le materie prime e, sopratutto, le derrate alimentari, che finiscono con l'aggravare ogni giorno di più la condizione dei poveri nel mondo, non ci sono grosse ricette.
Tuttavia qualcosina pur si muove.
A Milano, nel 2015, in occasione dell'Expo,si è pensato d'invitare a dibattere, nel corso dei sei mesi previsti per l'evento,il tema del " corretto nutrirsi" a quelli che sono i maggiori esperti mondiali, allo scopo di mettere l'innovazione e le conoscenze a servizio della sotto-alimentazione.
Servirà questo, nell'attesa,a colui che da sempre combatte, giorno e notte, con i crampi allo stomaco e la pancia vuota ed è sfinito per ovvia mancanza di forze?
Secondo il nuovo sindaco di Milano,Giuliano Pisapia, è urgentissimo rivedere le modalità che riguardano sopratutto il settore della cooperazione allo sviluppo.
Ovvero,secondo Pisapia, i Paesi poveri devono farsi conoscere, al di là delle tragedie, per mostrare le opportunità di scambio economico e culturale, che invece sono poste in secondo piano da una interpretazione restrittiva e quasi certamente anacronistica della cooperazione odierna.
Senza dimenticare-aggiungo io- che per la cooperazione allo sviluppo dei Paesi poveri i diversi governi,destra o sinistra indifferentemente,a partire dagli anni '90,in Italia, non hanno fatto assolutamente niente.
Fino ad affossarla completamente.
Basta chiedere ai responsabili delle numerose ONG italiane in quali "mari" si trovano oggi a navigare, con progetti già avviati e che non riescono a portare a termine.
Rimettendoci in credibilità presso le popolazioni,dove sono andati ad operare.
Dalla parte dell'Africa molti Paesi hanno già recepito ciò che suggerisce il sindaco di Milano e i risultati ci sono.
Moltissime iniziative sia economiche(piccola imprenditoria in generale-un nuovo modo di concepire l'agricoltura),sia culturali (festival e mostre d'arte e/o di artigianato) ci sono state e sono in corso ed hanno portato a casa apprezzabili ritorni in materia di denaro sonante.
Ma è chiaro che si è solo all'inizio.
E che, comunque ,occorra con urgenza un tetto, concordato dai "grandi" della Terra, sugli aumenti legati alle materie prime e ai prodotti alimentari, è un fatto scontato.
Infatti il caso-Somalia è proprio il simbolo di questa distorsione del mercato delle materie prime e che noi dobbiamo arginare anche in nome, se vogliamo, egoisticamente inteso, della nostra stessa sicurezza.
In conclusione :"FAME" = BOMBA.
E difficile da maneggiare, specie oggi giorno.
Può bastare il piatto di riso o legumi che il PAM (Programma alimentare mondiale) offre agli scolari delle famiglie povere africane per allevare appunto le future generazioni?
O la manciata di real che il governo brasiliano(iniziativa comunque lodevole rispetto al niente) passa alle famiglie povere perché mandino i loro figli a scuola?
Io direi di no.
Anche perchè qualche dubbio sulla distribuzione di questo genere di aiuti ce lo abbiamo.
E poi la carità non risolve.
Allora non resta che mettersi a tavolino e pensare per fare.
E presto pure.
Perché la FAME di certo non aspetta a produrre i suoi disastri.
Lo stiamo vedendo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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