Nonostante sia noto che il fumo faccia male, nel mondo si continua a fumare.
Lo evidenziano le cifre relative alla vendita di sigarette,che aumentano costantemente ogni anno .
E la cosa tragica è che la diffusione della sigaretta cresce esponenzialmente sopratutto nei Paesi in via di Sviluppo.
Africa inclusa.
Secondo statistiche nei PVS(Paesi in via di Sviluppo) a fumare sono il 50% degli uomini e il 35% delle donne.
Questo può verificarsi perché le grandi multinazionali del tabacco hanno trovato proprio in questi Paesi leggi inadeguate e quindi ne hanno invaso i mercati allo scopo di continuare a realizzare indisturbate i loro profitti.
Tanto che, a prescindere dall'età, il consumo, ad esempio in Africa, riguarda molto spesso i giovanissimi.
Si consideri che l'Africa ha una popolazione numerosa la cui età media va dai quindici ai vent'anni.
E tuttavia non è raro vedere bambini con la"bionda" tra le labbra.
Oggi ,che è la Giornata mondiale della lotta al fumo, è necessario da parte dell'associazionismo che opera nei cosiddetti Paesi del terzo mondo far suonare il campanello d'allarme sui danni che il fumo progressivamente arreca alla salute.
A partire dalle scuole e nei centri di salute o dispensari occorre non smettere mai di martellare in tal senso.
In Occidente del fenomeno della diffusione del fumo nei PVS se ne parla.
Non sempre ma se ne parla.
Ora però che si conoscono molto bene le conseguenze negative di una tale dipendenza è obbligo mobilitarsi per smascherare chi porta malattie e morte(le note multinazionali di cui non è necessario neanche fare i nomi perché li conosciamo) lì dove ci sono già una miriade di problemi, anche e sopratutto di salute.
L'informazione, in un mondo che vive la globalizzazione( purtroppo solo dei mercati), deve essere capillare e raggiungere l'Africa come tutte le altre realtà a grosso rischio(Asia e America latina).
Non si può più tramandare nel tempo.
Diversamente il danno sarà enorme e irreversibile.
Ed è quello che non si vuole.
In Africa, ad esempio, il piccolo Rwanda l'ha capito.
E lì le leggi sono severissime così come salatissime sono le multe per chi trasgredisce.
Quindi è qualcosa che,volendo, si può fare.
Basta iniziare.
Da subito, però.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Le Rwanda pourrait montrer l'exemple et interdire la culture du tabac. Dans les PVS, la culture du tabac tue plus que la cigarette, mais bon cela, personne n'en parle jamais.
Alex
Scritto da: Alex | 01/06/11 a 01:28
Ho capito perfettamente ciò che vuoi dire, caro Alex. E sono d'accordo con te.
C'è tanto da fare in Africa per salvaguardare la salute della gente.E il Nord del mondo fa pochissimo.
No alla sigaretta ma anche a tante altre disumane aberrazioni purtroppo esistenti.
L'Africa non è solo la cartolina multicolore dai tramonti infuocati e le bestie della savana in primo piano....specchio per le allodole ad uso del"turista"!
Io ho sempre pensato un'Africa dove poter lavorare, dove poter dare un contributo per cambiare in meglio le cose....
Buona giornata e buon lavoro!
Marianna
Scritto da: marianna | 01/06/11 a 08:43
Che combinazione, pohi giorni fa anch'io ho pubblicato un post sul divieto di fumo in Rwanda. Anche l'immagine e' la stessa. Dobbiamo essere telepatici...
Da noi non fuma nessuno. Nel mio post descrivo quello che succede all'incauto che osa accendere una sigaretta. Altro che l'Europa. Forse i nostri sistemi sono un po' brutali, ma che cosa conviene di piu'? Polso di ferro e 0 morti a causa del fumo o polso soft e migliaia di morti?
Un abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 01/06/11 a 13:20