Finalmente la calma è tornata nella capitale della Guinea Conakry e delle altre città del Paese,perché la Corte Suprema ha ufficialmente annuciato ,qualche giorno fa,il vincitore delle elezioni, dopo il ballottaggio delle presidenziali del 7 novembre, nella persona di Alpha Condé.
Tutto tace e i risultati delle urne sembrano essere stati accettati.
Anche perché sono non poche le priorità cui deve per forza di cose dedicarsi il nuovo presidente in carica, 72 anni(decisamente parecchi per un riformatore e in Africa...!), storico oppositore del regime e candidato del "Rassemblement du peuple de Guinée"(RPG).
Un qualche contributo, per il ritorno alla normalità o quasi ,pare, tra le altre cose, l'abbia dato anche la commissione "Giustizia e Pace" della Conferenza episcopale guineiana.
Ma vediamo con ordine il "da farsi".
In primis, impresa non facile, è ricucire la frattura sociale tra Malinké e Peul, due etnìe che si sono, in occasione delle votazioni, contrapposte ferocemente ,perché sostenevano candidati diversi..
Anche se, per centrare l'obiettivo, basterebbe poi semplicemente, a ciascuna persona, garantire lavoro e pancia piena.
Cosa, invece, si direbbe complicatissima.
Specie se in Africa continuano a regnare indisturbate certe lobbie e quindi a vigere granitico un certo clientelismo, che valuta in positivo solo il servilismo becero.
Subito dopo però occorre,proprio in merito a quanto detto sopra, che il novello presidente avvii una autentica riforma dell'esercito.
I militari nel Paese hanno sempre goduto e continuano a godere anche oggi di un eccessivo prestigio, per altro economicamente fin troppo ben remunerato.
Ciò ha significato anche che ,spesso e volentieri, e quindi in più occasioni, se ne sono apertamente infischiati del rispetto dei diritti umani, avvalendosi dell'arroganza e della forza derivante loro dal proprio ruolo.
Senza una riforma dell'esrcito, insomma, non ci sarà nessuna stabilità in Guinea Conakry sia per quanto attiene alla difesa esterna sia per il mantenimento dell'ordine pubblico interno.
La riforma dell'esercito deve però comunque portare a stringere i cordoni della borsa nei confronti dei militari e certe misure, anche se impopolari, vanno necessariamente prese per esigenze del bilancio dello Stato.
La comunità internazionale, tra l'altro, si è detta disponibile a seguire questo arduo compito di Alpha Condé, che può segnare l'avvio di un vero percorso democratico lì dove,colonialismo o meno, si è sempre gestito tutto con il pugno di ferro.
Staremo a vedere.
La Guinea Conakry ,come molti altri Paesi dell'Africa, merita un futuro di giustizia.
Lo merita sopratutto la sua gente.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Auguro a Condé successo. Il paese ha bisogno di "risorgere" dopo 26 anni di dittatura di Sekou Touré et 25 di non governo del Generale Conté.
Condé non sembra aver vinto le elezioni regolarmente ; é stato certamente più "scaltro" di Diallo.
La "Commissione Giustizia e Pace" ha dato un grosso contributo.
Quanto alla riforma dell'esercito due cose: (i) migliorare le condizioni delle caserme, e (ii) diminuire il numero dei colonnelli e generali.
Condé ha un altro handicap : ha vissuto fuori dalla Guinea troppo tempo. Tralascio il fatto che sia malinké.
Scritto da: almagara | 06/12/10 a 10:52