La difficoltà, la quasi impossibilità, di una completa assimilazione tra linguaggi,costumi, tradizioni di popolazioni diverse è stata ed è tuttora alla base di numerosi conflitti, d'incomprensioni, di lotte politiche, religiose, etiche, che hanno fatto di questa situazione una delle chiavi per comprendere molte delle inimicizie e rivalità tra popoli confinanti o tra popolazioni immigrate, fino a raggiungere spesso crudeli manifestazioni, dovute ai diversi fondamentalismi etnico- liturgici.
Così scrive in apertura di un suo articolo, sul Corriere della Sera del 30 agosto, quel grande maestro di Estetica, che è Gillo Dorfles.
Concludendo però con Bauman che ,sia pure sospese tra ambiguità e conformismo, queste vite di persone dalle duplici radici possono essere molto più ricche di quanto si possa immaginare.
I portatori di una duplice identità, infatti, molto spesso, sono capaci nel corso della propria esistenza, se dotati,di generare autentici capolavori, al di là delle diversità linguistiche, che potrebbero rappresentare invece un grosso ostacolo.
E le citazioni a sostegno della tesi sono le opere ben note di un Celan,di un Kafka, di un Kipling, di un Ungaretti, di Svevo, di un Senghor,di un Aimé Cesaire e di tanti altri.
Nell'ultimo saggio, tradotto in italiano, di Zygmunt Bauman, il"profeta" della società liquida, il pensatore polacco, d'origine ebraica, è scritto a chiare lettere che è l'ambivalenza e non l'univocità la condizione , che tocca vivere a noi umani.
Per il sociologo, nativo di Poznan,sfuggito fortuitamente all'invasione tedesca in Polonia durante il secondo conflitto mondiale, il progetto di poter controllare il caos del mondo è impossibile, nonostante l'ambizione della nostra ragione di mettere ordine.
"MODERNITA' E AMBIVALENZA", questo il titolo del lavoro di Bauman, cattura e affascina perché appunto propone tutta una galleria di uomini e donne del post-moderno, intrappolati appunto in questa ambivalenza.
E che di questa ambivalenza ne hanno fatto un punto di forza.
La lezione che possiamo trarne un po' tutti da questo saggio, perché tutti( magari anche attraverso le passate generazioni) in realtà siamo dei "migranti" su quest'unica Terra, che è il nostro pianeta, è che bisogna, sempre e comunque, trasformare quello che potrebbe apparire un limite in una vera e propria risorsa.
Allora se paura, esclusione sociale,produzione del male, che sono gli effetti collaterali della globalizzazione,predicata da chi osanna al libero mercato, potrebbero in qualche modo bloccare la forza di volontà, mai- sostiene Bauman -il pessimismo della ragione deve coincidere con la rinuncia all'azione.
Concludendo....parole su cui riflettere queste del sociologo polacco ma per passare, subito dopo ,ad agire.
Un messaggio molto positivo e ben augurante,che accogliamo con gioia e che invita, proprio come il vecchio adagio, a "passare, appunto, dalle parole ai fatti".
Buona lettura!
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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