Se attendibile è una bellissima notizia quella riferita ieri dalle agenzie di stampa, a proposito della collaborazione tra Algeria,Mali, Mauritania e Niger per sconfiggere uniti il fondamentalismo islamico ,targato AL QUAIDA.
I Paesi in questione, lo sappiamo tutti, sono terre splendide dal punto di vista paesaggistico e delle loro antiche e preziose civiltà.
Eppure la "mala pianta" dell'uomo ha messo radici anche lì dove c'era già disagio e povertà, per via delle complesse condizioni climatiche, trasformando gente pacifica, di solito dedita all'agricoltura o alla pastorizia nomade ,in banditi e sequestratori.
E la "mala pianta" ha un nome.
Si chiama AL QUAIDA.
Non ha bisogno-credo- di presentazioni per noi occidentali.
Ora parrebbe, secondo quanto è riferito da un sito della BBC, che questi Paesi siano disponibili ad uno sforzo congiunto per portare avanti la lotta al terrorismo ed indirettamente ripristinare nelle loro rispettive realtà condizioni di vita di normalità.
Condizioni di vita che poi si tradurrebbero senz'altro in un miglioramento delle loro modeste economie interne.
Una voce per tutte, che potrebbe arrecare benessere, ad esempio è ,a mio avviso, il turismo.
Ma la paura di attentati e di sequestri, come l'ultimo di Sergio Cicala e sua moglie in territorio di confine tra Mali e Mauritania, finalmente liberi solo dal 16 aprile scorso, sono elementi fortemente dissuasivi.
Sempre secondo la BBC, la sede del comando operativo anti-terrorismo dovrebbe essere Tamanrasset, in Algeria.
Mi accorgo di aver adoperato, nel riferire la notizia, parecchi condizionali.
Perché?
Perché probabilmente anch'io, anche se vorrei con tutte le mie forze che quest'aspirazione legittima divenisse realtà, in quanto amo quelle terre, stento a credere che il tutto possa risolversi, come si vorrebbe ,in tempi brevi.
E che quindi la normalità torni ad essere reale in quelle zone.
Per loro e per noi.
Nel dubbio ,ma con tanta "speranza", incrociamo le dita e pensiamo positivo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Cara Marianna, i membri di Al Quaida non sono estremisti. Sono semplicemente buoni musulmani che mettono in pratica quanto sta scritto nel Corano e negli Hadith. Se fai circolare questi testi in milioni di copie, non c'è da stupirsi che qualcuno li prenda sul serio invece di snobbarli come fa (per fortuna) la maggior parte dei sedicenti musulmani, per i quali vivere in pace è più importante della religione. Ecco perché non puo' esserci lotta contro Al Quaeda senza lotta all'islam. Sono la stessa cosa.
Complimenti, sei in HP! Splendido post
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 23/04/10 a 11:05
Condivido a grosse linee la tua conclusione ,anche se ho qualche difficoltà a leggere l'Islam come un "unicum".
Certamente, alla prova dei fatti, i Paesi islamici politicamente, culturalmente e socialmente, sono quelli che sono di cui tu racconti spesso le nefandezze.
Io però preferisco distinguere tra fondamentalismo islamico, che vuol dire "terrorismo" e Islam moderato, che non lo è.
Il primo va senz'altro combattuto da tutti e con tutte le nostre forze.Ma è un discorso fortemente politico.
L'altro credo che abbia diritto di cittadinanza nel mondo come tante altre forme ed espressioni culturali.
Un abbraccio.
Marianna
Scritto da: marianna | 23/04/10 a 23:32
io vorrei precisare una strumentalizzazione dei testi sacri fatta da questi "buoni musulmani" per i loro biechi scopi di potere. Jihad (ǧihād جهاد) è una parola araba che deriva dalla radice che significa "esercitare il massimo sforzo" o "combattere". La parola connota un ampio spettro di significati, dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alla guerra santa. Il termine istituzionale è di genere maschile (non avrebbe potuto essere altrimenti in un testo così punitivo per la donna e per il genere femminile in generale), originario arabo (il jihād), anche alla luce del suo primario significato letterale di "sforzo" o "impegno". Invece e guarda il caso nel novello genere femminile la parola (la jihād) è stata trasformata per quando si voglia parlare di un'organizzazione militante, tradizionalista o terrorista che faccia uso appropriato o strumentale di questo termine, intendendolo chiaramente come "guerra santa". Questo per ribadire che le religioni da che mondo e mondo sono state spesso uno strumento di manipolazione dei fedeli per il potere e la ricchezza di pochi. La cosa si aggrava nel caso di popolazioni con un tasso di scolarizzazione bassissimo.
Scritto da: maja | 24/04/10 a 17:14
Sei stata chiarissima e molto illuminante con la tua spiegazione.
Ti ringrazio vivamente e condivido.
Marianna
Scritto da: marianna | 24/04/10 a 17:52
" o "combattere". La parola connota un ampio spettro di significati, dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alla guerra
Scritto da: Air Jordan Shoes | 05/01/11 a 07:52