IMMIGRATI / INTEGRARSI ….. COME ? / IL LORO FUTURO E’ ANCHE IL NOSTRO /
L’immigrazione è un fatto umano.La differenza tra noi e i primati nel mondo animale è che i primi sono divenuti stanziali mentre noi uomini abbiamo invece cominciato da subito ad emigrare.
Ed è proprio questo processo d’adattamento all’ignoto, che ci ha reso umani.
Le parole, di cui sopra, sono la sintesi del pensiero di Fernando Savater, filosofo spagnolo contemporaneo, conosciuto in Italia soprattutto per il suo saggio”Etica per un figlio”, che anni addietro ebbe un notevole successo sia di pubblico che di critica.
Per Savater,, intervistato da un noto settimanale italiano, in un mondo in cui è molto più facile sapere quello che accade altrove(televisione, internet,telefonia mobile), l’ospitalità, in contrapposizione ai “muri”, che si vogliono ergere da più parti, diventa una necessità.
E, nello specifico, da sempre l’Europa - ricorda il Nostro- è terra di migranti.
Inutile perciò fingere di dimenticarsene perché, tra cent’anni, la convivenza di genti provenienti dalle più diverse parti del mondo- egli sottolinea - sarà inevitabilmente reale ovunque.
Quanto alla nostra identità poi , cui ci aggrappiamo quasi timorosi di perdere il talismano della felicità, le radici cristiane, ebraiche, musulmane fanno tutte parte della stessa Europa.
Basta saper leggere attentamente la Storia del vecchio Continente.
Perciò identità, in prospettiva, non significherà altro che sempre più uguaglianza delle persone all’interno di una democrazia laica. E cioè rispetto da parte delle stesse per le leggi laiche del Paese ospitante.
Paese che può essere l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna o altro ancora.
In merito al tema dell’immigrazione anche la rivista “Animazione Sociale”, del gruppo Abele di Torino, ha affrontato ultimamente il problema ,delimitandolo tuttavia allo specifico dell’integrazione degli studenti stranieri in Italia, in considerazione del fatto che essi costituiscono ormai una larga fetta della nostra popolazione.
I dati raccolti ci riferiscono, infatti ,che dal 2000 ad oggi i ragazzi stranieri nei nostri istituti superiori sono passati da 13mila addirittura a 120mila.
E la scuola, in particolare la secondaria superiore, è il luogo dove poi dovrebbe verificarsi, per questi giovani ospiti ,l’autentica trasformazione sociale
E si tratta di giovani appartenenti ormai a famiglie di migranti per lo più stabilizzate.
Dal profitto e dalla crescita culturale di questi, a ben pensarci, dipenderà prossimamente e quasi certamente, non solo il target della loro stessa vita ma anche e sopratutto il futuro della nostra società.
E qui torniamo a Savater che vede la società futura, a livello planetario, bisognosa d’istruzione e di formazione, per esprimere tutte le proprie potenzialità.
Dall’Africa all’Asia, all’America Latina.Non solo Europa.
Ed auspica, paradossalmente ma non troppo, la nascita di un’Ong d’Insegnanti Senza Frontiere, sull’esempio della nota Medici Senza Frontiere.
Perché istruzione e formazione facciano crescere anche i cittadini di quegli Stati, che non possono permetterselo-egli chiarisce.
Solidarietà reale, in poche parole, per il mondo tutto
Questo, a suo avviso, è salvezza del nostro Pianeta.
In Italia, sulla base dell’esperienze fatte, di cui racconta l’inchiesta di “Animazione Sociale”(parliamo del Piemonte perché è stato l’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, che ha finanziato il progetto portato avanti dal Gruppo Abele) le classi degli istituti della secondaria superiore sono divenute, per gradi, dei veri e propri laboratori d’ “integrazione di senso”. Cioè spazi dove esperienza scolastica ed esperienza sociale si sono incontrate, grazie a strumenti culturali idonei
.Il Teatro, ad esempio. Ma anche il Cinema,la Musica e lo Sport.
Pochissimo spazio alla recita monotona degli insuccessi scolastici, come di solito avviene lì dove si discute l’argomento, molta ampiezza invece per individuare la risoluzione del problema,tenendo ben presente la complessità della condizione di vita di questi giovani, maschi e femmine, sospesa tra il contesto d’origine e il luogo d’accoglienza.
Perché migrare comunque, e specie nell’adolescenza, significa sfida, opportunità ma anche tanta fatica.
L’Italia però non è la stessa da nord a sud. E sappiamo, con sano realismo, che spesso la scuola, anche nei grandi centri urbani, come Milano, Torino, Roma, può trovarsi in difficoltà dinanzi al problema dell’integrazione.
Non ci sono nel nostro Paese solo le “isole felici”.Anzi.
Allora?
Allora occorre riflettere su tutte queste sollecitazioni, che in contemporanea e attualmente(il momento politico che sta attraversando l’Italia non è certo dei migliori quanto ad intolleranza) vengono da più parti, per dipanare una “matassa”, che non sempre è agevole da sbrogliare.
Come ?
Ripensando, da parte della scuola , al suo ruolo educativo, che deve essere istruzione e formazione al contempo, con la consapevolezza però dei cambiamenti strutturali della nostra attuale società. Mettendo in comune esperienze eterogenee per poterle scambiare .E dallo scambio imparare.
Apprendendo insomma a saper vestire i “ panni” dell’altro, proprio come accade nella simpatica pièce teatrale “Le scimmie verdi” di Hamin Barole Abdu e Daniele Barbieri, dove due amici, uno bianco e uno nero,uno europeo, l’altro africano, dialogano, scambiandosi in scena, metaforicamente, i propri abiti.
Demagogia e populismo infatti- precisa e conclude Savater- allignano e prosperano essenzialmente lì dove l’educazione della gente è scarsa.
E ancora la stessa “lezione “ di don Milani, ad esempio, sia pure cambiati tempo e contesto, è bene che non vada affatto messa nel dimenticatoio.
Allora gli “immigrati” erano figli d’italiani.
Marianna Micheluzzi
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