Cade oggi la "GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA", voluta dall'ONU per ricordare l'importanza del "prezioso" liquido in relazione alla vita dell'uomo, sotto ogni cielo, e così anche per le altre forme organiche tutte presenti sul Pianeta.
Parlare di acqua non è mai troppo.Questo è cosa certa.
Ieri abbiamo fatto riferimento alle traversie, che sono costretti a subire i Boscimani del Kalahari.
Oggi invece parliamo della Guinea Bissau, uno tra i più poveri Paesi dell'Africa occidentale, ex-colonia portoghese.
E lo facciamo con la testimonianza di Luca Guerretta, 29 anni, volontario LVIA(ONG di volontariato e cooperazione internazionale con sede a Cuneo e a Torino) appunto in Guinea Bissau.
Se lo slogan della GIORNATA di quest'anno è "ACQUA PULITA PER UN MONDO SANO", Luca ci fa presente che proprio questo è il sogno di tutti i volontari,quelli che vanno a spendere una piccola parte della loro vita in Africa per aiutare, per quanto possibile, le popolazioni locali ad uscire dai loro piccoli o grandi problemi.Ovvero erogazione dell'acqua e acqua pulita .
L'LVIA si è sempre, da oltre quarant'anni a questa parte, in Africa, occupata del problema dell'acqua, costruendo pozzi, dighe, barrages.
Ma in Guinea Bissau, dove Luca fa parte di un progetto, c'è il colera che, per la Guinea Bissau in particolare, è considerata una vera e propria epidemia cronica.
Accanto a forme di salmonellosi, malaria, tifo e quant'altro.
E chi più ne ha, più ne metta.
Il tutto dovuto sopratutto all'inesistenza di un sistema fognario vero e proprio e alle pessime condizioni igienico-sanitarie dei luoghi di aggregazione come possono essere le scuole e gli ospedali ma anche gli spazi aperti antistanti le case, dove giocano solitamente all'aperto i bambini.
Poi come in tutta l'Africa- ci dice Luca- bisogna fare i conti, in certi periodi dell'anno, con la siccità e/o con la stagione delle grandi piogge.
In entrambi i casi le cose non vanno.
Nella stagione secca scavare in superficie per trovare l'acqua vuol dire bere ed utilizzare acqua sporca ed inquinata da rifiuti ed escrementi di un'eventuale falda superficiale;se viceversa abbiamo le grandi piogge l'acqua stessa diviene, a causa della violenza della sua forza, vettore del "famoso" colera, perché l'inquinamento arriva lì dove c'è acqua, quella di certo non protetta.
Ecco allora l'esigenza di costruire "pozzi migliorati".
Pozzi cioè chiusi ermeticamente, equipaggiati di pompe a mano e protetti da anelli di calcestruzzo.
Questi pozzi sono stati realizzati in prossimità di scuole, dove i bambini hanno ricevuto dai loro insegnanti istruzione in merito al corretto utilizzo del'acqua domestica e nozioni di educazione sanitaria.
Il progetto dell'LVIA, durato nove mesi e finanziato dal nostro Ministero Affari Esteri, è stato realizzato esattamente nelle regioni di Cacheu e Biombo per un numero complessivo di dieci scuole.
Il che vuol dire che più di 3500 bambini non solo hanno attualmente facile accesso all'acqua potabile ma, con la costruzione di annesse latrine, sono in salvaguardia da eventuali epidemie, dovute a dispersione di liquami nelle campagne circostanti.
Questo intervento in Guinea Bissau ovviamente è come una goccia d'acqua nell'oceano delle problematiche , che riguardano il Paese.Ma, allo stesso tempo, non è poco.
Si dice sempre che"chi comincia è alla metà dell'opera" per cui chi volesse d'ora in avanti unirsi ,per proseguire in questo genere d'impegno, con il volontari dell'LVIA, ed informarsi bene su ciò che è possibile realmente fare ,non ha che ,semplicemente, da digitare l'indirizzo www.lvia.it
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Evidemment l'eau est un gros problème en afrique mais beaucoup de bénévoles se mobilisent pour construire des puits sécurisés pour une eau propre sans pollution et c'est tant mieux, je connais des personnes autour de moi qui sont partis pour aider à ces constructions, on avance, espèrons une vie meilleure pour ces populations....un abbraccio....Eliane
Scritto da: Eliane Micheluzzi | 22/03/10 a 10:50
Cara Marianna, la mancanza d'acqua l'ho sperimentata nella mia casa a Kigali. Un solo robinetto funzionante (all'esterno) per tutta la famiglia. Certo, in questo caso non era l'acqua a scarseggiare ma i rubinetti. Purtroppo in altre parti dell'Africa non hanno né i rubinetti né l'acqua. O meglio, c'è chi ne ha molta e chi non ne ha del tutto. Una delle tante ingiustizie sulla ripartizione delle risorse nei posti dove imperano l'arbitrio e la corruzione. Ben venga LVIA, se puo' salvare anche una sola vita
Buona giornata, un abbraccio, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 23/03/10 a 08:54
Buongiorno Marianna, come si dice: chi ben comincia è già a metà dell'opera...si ma si resta poi a metà, poiché la metà successiva, che riguarda la manutenzione della pompa a mano da chi verrà fatta? Da un'altra ONG e via discorrendo; e di questo passo non si finisce mai...dobbiamo passare il "testimone" agli Africani. Comunque il problema dei pozzi o Hydraulique Villageoise non è così semplice come parlarne in un blog: il capo villaggio deve essere assolutamente coinvolto, è lui l'unica autorità costituita e se non lo si fà, una volta partita l' LVIA, tutto ritorna come prima. L'acqua è la corvé delle donne africane e agli uomini non interessa più di tanto. Mi fermo quì. Ho un pò di esperienza di 1200 pozzi fatti in Mali ed equipaggiati con pompe a mano, e poi in Zambia e così via. Ritornato dopo qualche anno a rivedere quello che facemmo, non ho trovato altro che abbandono...non è facile e non lo sarà finchè "tutte le autorità" costituite Africane non si fanno carico della manutenzione dei mezzi donati. Finchè non si metterà su una Agenzia Europea di Cooperazione con una fornita ed aggiornata banca dati degli aiuti fatti e da fare. Ma non c'è la volonta politica di farlo in Europa. Le grandi nazioni ex colonialiste come Francia e Inghilterra preferiscono la strada del "cane sciolto" per ovvi motivi. Bongo docet.
Ah dimenticavo, sono un pò all'antica, ma l'autore della vignetta poteva risparmiarsi il c...., tanti gli Africani quando parlano non usano parole del genere ne bestemmiano, al massimo dicono " merde".
Buon lavoro.
Cesare
Scritto da: Cesare Rossetti | 26/03/10 a 12:04