ANCHE SOLE E FIUMI D’AFRICA PER L’EUROPA ?
Alcuni mesi fa sono stati lanciati, a livello internazionale, due grandi progetti per la produzione d’energia pulita, che vedono coinvolta l’Africa.
Il primo riguarda la creazione della più grande azienda al mondo per la produzione di energia solare.E’ un progetto in prevalenza tedesco(Siemens) anche se non mancano investitori europei di altre nazioni e i soliti americani.
Il secondo è la proposta invece di creazione di un’enorme diga per la produzione di energia idroelettrica.
I siti individuati ovviamente sono in Africa e l’obiettivo è quello di esportare energia dall’Africa in Europa.
Sono progetti ambiziosi ma soprattutto richiamano alla memoria certe politiche di stampo coloniale.
Il nome del progetto di produzione di energia solare è”Desertec” e coinvolge il Marocco e molta parte del deserto algerino.
Il piano idroelettrico riguarda invece il fiume Congo.
Entrambi i progetti hanno un denominatore comune: esportare energia prodotta in questi Paesi, che sono poveri, verso economie molto più sviluppate.Quelle cioè del nostro primo mondo.
Qualcosa a dire poco…. di grottesco.
Nel caso del Sahara e dell’energia solare l’esportazione è verso l’Europa meridionale.Per il fiume Congo l’energia prodotta verrebbe convogliata prima verso il Sudafrica, che non può assolutamente essere considerato, nel contesto africano, un paese in via di sviluppo, perché ha standard decisamente da primo mondo, poi nella regione mineraria della Repubblica democratica del Congo (parecchie multinazionali hanno già lì concessioni per l’estrazione del coltan, ricercatissimo oggi per l’industria dell’elettronica) e ancora infine in Europa.
Per quanto riguarda l’energia solare, alcuni esperti sostengono che, quanta ne viene prodotta nel Sahara nell’arco di sei ore, coprirebbe, se ben catturata, il fabbisogno energetico in Europa di un intero anno.
Comunque anche volendo essere realisti, in considerazione delle eventuali difficoltà per catturare, immagazzinare e poi trasferire l’energia, di sicuro si tratta di un progetto in grado di fornire risposte per almeno il 15% delle necessità energetiche europee.
Il progetto della diga in Congo(il suo nome è Inga dal nome delle omonime cascate) invece dovrebbe produrre 40mila megawatt e cioè qualcosa come il doppio della centrale idroelettrica cinese delle”Tre gole”, contestata a suo tempo per i danni ambientali che ha causato, e molto di più dell’energia prodotta attualmente dall’intero Sudafrica.
Il funzionamento prevede nel Sahara l’installazione di un grande numero di specchi, che raccoglieranno il calore necessario per riscaldare l’acqua e fare girare delle turbine. Dei cavi sottomarini nel Mediterraneo trasporterebbero l’elettricità in Europa.
Nel caso del Congo si pensa di utilizzare la forza del salto d’acqua delle cascate Inga appunto.
I cavi poi penseranno a portare questa energia in Sudafrica, in Nigeria, in Egitto e sempre nell’Europa meridionale.
I costi ovviamente sono elevatissimi.
Per il progetto “Desertec” si vocifera di un costo intorno ai 400 miliardi di euro, per la centrale idroelettrica 80 miliardi di dollari.
Ciò che ha polarizzato l’interesse dei promotori dei progetti energetici verso l’Africa è stata senz’altro la potenza dell’energia solare del Sahara e la forza delle acque delle cascate Inga ma soprattutto la difficoltà dei governi europei a procedere per la realizzazione di progetti d’energia rinnovabile in Europa.
Il Sahara, ad esempio, è vicino all’Europa - dicono gli investitori- e anche scarsamente popolato, per cui le difficoltà d’impresa sono minime.Si può fare.
Non hanno fatto i conti però questi signori che in quell’area, sotto il profilo politico, c’è una grossa instabilità.Ed altrettanto dicasi per la Repubblica democratica del Congo, dei cui drammi umani i “media” c’informano quasi quotidianamente.
Rispetto al nucleare queste energie “pulite” sono ovviamente preferibili per l’Europa.Anche perché il nucleare prevede per la costruzione e l’utilizzo di centrali di ultima generazione, oltre a costi elevati, anche tempi lunghissimi.
E’ però, quello dell’Europa, il discorso di sempre. Unidirezionale. Egoistico.
In Africa i vantaggi sono da ravvisare solo nell’erogazione di energia elettrica ad almeno 500 milioni di famiglie. E non è poco.
Per il Sudafrica in particolare cesserebbero anche quegli estenuanti black-out, che mettono a dura prova la sua ancora fragile economia.
Attualmente, infatti, lì meno del 30% delle famiglie africane ha accesso all’elettricità. In alcuni Paesi del continente africano, quelli con un’economia più povera, si arriva purtroppo addirittura al 10%.
Tra i vantaggi e gli svantaggi ,da una parte e dall’altra, intendo Europa ed Africa, ci sono naturalmente opinioni di osservatori piuttosto controverse.
Un fatto è certo però che, ancora una volta, all’Africa viene sottratto qualcosa di prezioso.
E questo “qualcosa” si chiama rispetto dell’ambiente, del “suo” ambiente, e lo si fa con enorme disinvoltura in nome comunque del profitto anche se si vuol far credere che esse, queste multinazionali, in Africa portano lavoro, progresso e benessere.
Perché non è così e lo sappiamo. Lo sappiamo dagli scarsi benefici che hanno tratto le popolazioni africane, sempre, dall’avere avuto nel loro sottosuolo materie prime importanti, minerali pregiati e petrolio.
Diversamente in Africa non avremmo ancora oggi, nel terzo millennio, finito il colonialismo, guerre, carestie, fame e tante morti gratuite, che reclamano invano giustizia.
Marianna Micheluzzi
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