L’INFLUENZA “A”…LA PANDEMIA CHE PREOCCUPA L’AFRICA.
La domanda più ricorrente in Africa di questi tempi è: “Come reagirà il continente nero all’epidemia d’influenza “A”,altrimenti detta influenza suina, che imperversa attualmente da un punto all’altro del pianeta falciando, nella forma maligna, non poche vite umane?”.
E non è una domanda peregrina perché è ben noto che nella sola Africa subsahariana, ad esempio, ci sono, oggi come oggi, almeno il 66% di casi di malati di AIDS.
Sono presenti inoltre moltissime patologie legate alle malattie polmonari come la tubercolosi (31%) e ancora c’è il paludismo, malattia endemica,difficile da sconfiggere, che raggiunge una percentuale addirittura dell ‘86%.
Essendo l’Africa piuttosto deficitaria per quanto riguarda i servizi idonei alla salvaguardia della salute pubblica,secondo gli esperti del settore le preoccupazioni delle autorità locali ma anche della gente comune, in prospettiva, sono più che fondate.
I servizi sanitari indispensabili, per essere presenti sul territorio, richiedono ovviamente investimenti in denaro, investimenti che al momento non ci sono e non ci saranno di certo nemmeno a breve termine.
Da quel che è dato sapere,sempre con una certa approssimazione, l’influenza”A” ha cominciato ad uccidere, in Africa, già nel mese di luglio.
Nell’Africa del Sud sono stati infatti denunciati sei casi di morte e 3500 di malati con speranza di eventuale guarigione. Nell’isola Mauritius si sono verificati invece tre decessi e in Egitto uno.
In Botswana,in Gabon,in Kenya, in Madagascar, in Namibia e nello Swaziland pare invece non ci siano stati o ci siano casi d’influenza suina.
Sempre che i dati corrispondano alla realtà.
Una cosa è certa comunque ed è che la malnutrizione e la povertà, presenti in molti Paesi africani, rendono la popolazione molto più vulnerabile che altrove, quale che sia il malanno in cui s’incappa.Figuriamoci nel caso di una pandemia come quella annunciata per i prossimi mesi autunnali.
Per risolvere in parte e concretamente l’emergenza “ prossima-ventura”,secondo un virologo dell’università di Città del Capo, ci vorrebbero, in tutta l’ Africa una somma di denaro pari a 700mila dollari statunitensi ossia 493mila euro dei nostri.
Uno stanziamento da sogno…a dire poco. Anche in considerazione della crisi finanziaria mondiale, che, anziché promuovere solidarietà, fa chiudere i cordoni della borsa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità(l’OMS) nella capitale del Congo Brazzaville ha creato intanto una struttura medica di sorveglianza .E altrettanto si appresta a fare nello Zimbabwe, e poi nel Gabon e nel Burkina Faso.
Ma, sempre per il virologo dell’università di Città del Capo, l’impatto dell’epidemia è al momento decisamente sottostimato proprio come avvenne, nel secolo scorso, per l’epidemia di”spagnola” in Europa nel 1918-20.
L’Africa meridionale comunque, rispetto al resto del continente -dice il professore- può contare su di un laboratorio di analisi all’altezza del compito e su possibilità economiche decisamente migliori di altre parti.
Inoltre ci sono controlli accurati negli aeroporti e sono stati aperti dei consultori pubblici per informare la popolazione sul da farsi all’apparire dei primi sintomi.
Anche le scuole private hanno anticipato il periodo delle vacanze.Le pubbliche invece no.
Perché ? Perché secondo le autorità sanitarie della regione di sud-ovest, tra l’altro una delle zone dove si sono già registrati parecchi casi, non c’è pericolo.
Ma la gente ovviamente non è tranquilla. E non può esserlo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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