Una segnalazione di un libro uscito nel 2005, che conserva intatta tutta la sua attualità anche oggi.
Si parla tanto di Cooperazione nel bene e nel male.Ed è vero che nella Coperazione ci sono scandali ma è anche vero che alcune realizzazioni costituiscono invece il fiore all'occhiello di chi le mette in piedi.
Leggere o rileggere il testo di Luciano Carrino potrebbe forse schiarirci , come italiani ,le idee in un periodo storico di grande confusione specie in ottica internazionale.
L'autore, responsabile tecnico della Farnesina, sostiene che la Cooperazione allo Sviluppo, per uscire dallo stallo in cui si è trovata di recente e si trova, deve diventare sempre più uno strumento del multilateralismo.
Il modello preferito deve ovviamente essere quello della cooperazione decentrata. Ossia una cooperazione che deve tenere conto di coloro ai quali la progettazione è rivolta e fare di essi dei soggetti attivi nella realizzazione delle opere.
La realtà di cui si parla in questo scritto inoltre non è tanto quella dei volontari o di chi opera sul terreno quanto quanto quella di chi prende le decisioni.
Aspetto di sicuro molto più impegnativo nella gestione delle cose.
Una lettura tutto sommato gradevole e niente affatto per soli addetti ai lavori, per la capacità insita propria che ha di catturare il lettore. E poi leggere....non è mai sprecare "tempo".
I soggetti attivi nella progettazione ed esecuzione delle opere oggetto della programmazione, difficilmente potranno essere gli Africani, beneficiati di una latitudine che, beati loro, non è quella dei Paesi temperati ed industrializzati, e quindi non corrono il rischio di trasformare il loro habitat in una Sesto San Giovanni.
Tesea
Scritto da: Tesea | 17/07/09 a 21:11
Non sono d'accordo, cara Tesea, sul fatto che gli africani non possano essere soggetti attivi nella progettazione.
Anzi dovrebbero esserlo sempre e comunque,proprio perchè conoscono molto bene il loro territorio, vivono la loro cultura e civiltà intelligentemente e possono farsi veicolo di innovazioni che, proposte dall'esterno invece, potrebbero anche non essere accettate, perché non comprese.
La salvaguardia dell'ambiente mi sta bene ma non a danno dello sviluppo.
I due aspetti,a mio parere, devono contemperarsi con intelligenza ovviamente.E, se c'è volontà, è possibile.
Un abbraccio affettuoso come sempre.
Marianna
Scritto da: marianna | 17/07/09 a 21:58
Cara Marianna,
sono tuttora piuttosto scettica e pessimista sui destini industriali del Sud del mondo non per sfiducia nei suoi abitanti, ma per la realtà di fattori climatici e ambientali tali da tradurre ogni tentativo di trasformazione in un risulltato di massimo sforzo e minimo rendimento.
Speriamo bene...
Ciao, buon finesettimana
Tesea
Scritto da: Tesea | 18/07/09 a 10:46