Tempi duri questa volta per i cinesi che lavorano in Algeria.
Ed è proprio vero.
Al Quaeda infatti , secondo Pechino,soffia sul fuoco, strumentalizzando quando è accaduto nello Xinjiang.
Come si sa, nei giorni scorsi, sono rimasti uccise, nello Xinjiang, almeno 184 persone in seguito alla repressione messa in atto dal Governo cinese contro la popolazione uiguri , popolazione d'origini musulmane.
Repressione che il premier turco Erdogan non ha tralasciato di definire un "quasi genocidio".Definizione, per altro, per la quale Pechino esige scuse ufficiali.
La risposta dei terroristi ovviamente non si è fatta attendere.
Attualmente, tanto in Algeria che nel resto dell'Africa settentrionale, al Quaeda ha fatto apertamente sapere che ci saranno ritorsioni certe nei confronti di ingegneri, tecnici e maestranze cinesi, che lavorano in loco.
Tre settimane fa 24 algerini, che facevano da scorta ad ingegneri cinesi, sono stati uccisi nel corso di un agguato ben orchestrato.
E non è la prima volta perchè, in varie parti del Paese, situazioni analoghe e morti sicure si sono già verificate.
La Cina sostanzialmente, anche in passato, ha più volte accusato la comunità uiguri del Turkestan Orientale di legami con il terrorismo di al Quaeda.
Vero o falso che sia, sta di fatto che la minaccia di alcune ore fa direttamente al Governo di Pechino è la prima volta che si verifica.
Staremo a vedere l'evolversi degli accadimenti.
Certo che la Cina lasci parecchio a desiderare in quanto a rispetto dei diritti umani è cosa nota per tutti.
Che al Quaeda sia una banda di terroristi ben addestrati e senza scrupoli e che tendono alla destabilizzazione, lo stiamo osservando, purtroppo, in diverse parti del pianeta. Lì dove è riuscita appunto ad annidarsi, grazie a povertà e malcontento.
Più che una banda, Al Quaeda è un galassia di cellule indipendenti l'una dall'altra che obbediscono ai messaggi del potere centrale. Adesso in Cina si è aperto un nuovo fronte con la degenerazione del tradizionale contenzioso fra gli ulguri e i cinesi. Anche gli ulguri sono cinesi, ma vorrebbero uno stato islamico e non tollerano la laicità della Cina, che oltre a tutto sta sventrando i centri storici delle loro favolose città, tappe obbligate sull'antica via della seta, per sostituirli con falansteri da periferia di Mosca. Cosi' bisognerebbe che i cinesi rispettassero almeno i diritti delle città, visto che non rispettano quelli umani, e che gli ulguri imparassero l'arte discreta di praticare l'islam senza rompere
Buon pranzo, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 16/07/09 a 13:15
Analisi perfetta e che condivido in pieno.
Buon pranzo anche te, caro Dragor, e un abbraccio affettuoso.
Marianna
Scritto da: marianna | 16/07/09 a 13:38
Genocidio degli Uiguri? Dal punto di vista cinese sono 184 e non 184.000. E poi sono stati vittime della difesa della popolazione Han che gli sgherri di Pechino avrebbero difeso.
Spudoratezza senza limite.Ed omicidio come strumento di controllo sociale.
C'è solo da sperare che le attività terroristiche degli assassini di al qaeda non la paghino qquei poveretti di Uiguri.
luigi
Scritto da: gobettiano | 17/07/09 a 18:11
Carissimo Luigi, da quel che ho compreso leggendo il post odierno di Dragor gli Uiguri non vivono una situazione facile perchè il sottosuolo del territorio, che abitano, pare sia ricco di petrolio e gas naturale, che fa gola in primis alla Cina e poi a tutti coloro che con la Cina intendono mantenere buoni rapporti.
Al Quaeda soffia sempre lì dove ci sono situazioni fragili, fingendosi paladina di cause che poi spera di volgere a proprio vantaggio.
E' la regola.
A presto.
Affettuosamente,Marianna.
Scritto da: marianna | 17/07/09 a 21:51