Si apre oggi, a Città del Capo, la Conferenza dell' Internazional Aids Society (IAS),a dieci anni dalla precedente.
L'occasione è fare il punto della situazione ,sopratutto per l'Africa,che è il Continente a tutt'oggi maggiormente colpito dal virus dell' HIV.
La partecipazione vedrà riuniti nell'occasione i maggiori esperti a livello mondiale.Questo tuttavia non consola.Perché nei fatti sono anni e anni che si combatte con le industrie farmaceutiche per ottenere una riduzione del prezzo dei farmaci antiretrovirali per quei Paesi che non possono permetterseli.
Si è addiritturà combattuto per ottenere la possibilità di fabbricarli in loco. Ma non c'è stato niente da fare.
Gli affari sono affari tout court. Sopratutto per le multinazionali del"farmaco".
Attualmente allora si sta pensando, per contenere per quanto possibile i danni, di rafforzare localmente l'organizzazione della sanità, puntando su risorse e strutture.
Ma anche questa strada non sembra percorribile.
Infatti l'Organizzazione di Medici senza Frontiere non da molto ha denunciato l'interruzione dell'invio dei farmaci salva-vita in Africa.
Perché? Perché pare, vista la crisi economico-finanziaria generale(non sarà per caso- mi viene un dubbio- l'alibi giusto al momento giusto anche questo?), ci siano problemi di finanziamenti.
E lo stesso Sudafrica, secondo MSF, ha tagliato notevolmente il budget sulla salute proprio motivandolo con la crisi finanziaria.
A questo punto...il "CHE FARE ?" diventa davvero complesso.Non credete?
Marianna, hai già vinto la scommessa portando al successo questo blog monotematico. Il calo di visite estivo è fisiologico ma i links in HP ti porteranno nuovi lettori. Contro l'AIDS, prima della cura c'è la prevenzione. Non credere a chi dice che in Africa il preservativo non serve. In Rwanda, propagandato dopo l'espulsione dei preti, ha ridotto la pandemia della metà.
Buon lunedi', a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 20/07/09 a 09:42
In Kenya, dove l'uso del preservativo è stato propagandato anche dai Vescovi e dalle strutture sanitarie rette dalla Chiesa, l'epidemia non si arresta. Allora forse è ora di ragionare in termini un po' più articolati, senza la presunzione, tipica di noi bianchi, di avere LA soluzione in tasca, per di più predicata da questo lato del mondo.
Scritto da: morez | 20/07/09 a 18:51