ANTONIO MARAZZI (a cura di) / VOCI DI FAMIGLIE IMMIGRATE / FRANCO ANGELI editore.
L’angolazione di questo libro sull’immigrazione, frutto di una ricerca accurata, che copre gli ultimi dieci-quindici anni della presenza in Italia d’immigrati provenienti da tutte le parti del mondo, cui si sono congiunte le loro famiglie, è già sintomatica di una dimensione ormai consolidata.
La presenza migratoria in forma di famiglia è una realtà con cui, che piaccia o meno, non possiamo non confrontarci nella nostra quotidianità. Ed io invece dico” benvenute siano famiglie”! Questo sì che è un dato rassicurante. A parte il fatto che una società ,che si apre al “diverso” e al “lontano”,a mio avviso, ha sempre comunque da imparare oltre che da insegnare.
Ma il libro, ponendosi dalla parte dei migranti, si chiede: che cosa significa in concreto, oggi, da noi, in Italia, essere una famiglia immigrata?
E ancora essere una famiglia peruviana piuttosto che egiziana o rumena? Cambia questo qualcosa?
Considerato il dibattito socio-politico aperto di questi tempi sull’accoglienza o meno del migrante e sulle corrette modalità d’accoglienza, modalità che devono essere sancite da una giusta legge, le testimonianze presenti nel testo fanno riflettere e parecchio pure.
Ad esse si aggiungono poi ulteriori elementi descrittivi e di analisi dei diversi autori, i quali tutti, sotto la coordinazione di Marazzi, hanno concorso alla stesura.
L’insieme, di agevole lettura, non può che essere volano per un’autentica educazione alla mondialità. Quell’educazione che tutti auspichiamo per le giovani generazioni.
CEMETERY STORY / A REBEL MISSIONARY IN SOUTH AFRICA/ DVD ( MALI 2008)
Si tratta di un documentario del maliano Cheick Cherif Keita, che vive attualmente nel Minnesota (USA), dove insegna letteratura francofona e alla quale unisce una grande passione per il cinema.
A partire da quanto gli suscita una storia dimenticata,che vede coinvolti gli “antenati”( i defunti che, in Africa, sono un po’ per la gente, come qui da noi, i nostri santi protettori), Keita decide allora di divenire regista. Regista di documentari.
Le cose stanno così: ispirato appunto dagli “antenati”, il professore- regista del Mali racconta la storia di due famiglie lontane ma che sono state legate da un comune passato remoto.
Si tratta di una famiglia nordamericana e di una famiglia sudafricana di inizio secolo.
I due americani William e Aida Wilcox, una coppia di missionari protestanti, avevano accolto e fatto studiare negli USA, nel lontano 1887, un tale John Dube, all’età di sedici anni.
John Dube, zulu, sarà poi in seguito il fondatore dell’African National Congress e il primo presidente, dal 1912 al 1917, molto prima di Nelson Mandela.
Quando Keita s’imbarca nell’impresa di girare il suo documentario, è a conoscenza ovviamente dei fatti che intende raccontare ma, quello che non sa, è che i genitori di Aida Wilcox riposano sepolti, negli USA, a cento metri da casa sua.
E ciò fa dire a Keita :”Abbiamo tutti come esseri umani un dovere comune. Ossia, quando una persona fa del bene per aiutare l’altro, qualunque sia la sua religione e la sua nazionalità, dobbiamo raccontare la sua storia. Cioè di testimoniare”.
OUMOU SANGARE’ / SEYA / (2009,WORLD CIRCUIT)
Ritorna, un graditissimo ritorno, in quest’album la diva maliana dalla voce e dalle sonorità uniche.
Esse, si sa, traggono linfa vitale dalle radici dell’artista,originaria della regione di Wassoulou e dalle influenze arabe presenti nelle melodie pentatoniche.
Il disco, registrato a Bamako, è stato prodotto dalla stessa Oumou. E’ superfluo ricordare che, nei testi delle undici tracce incise, il suo impegno sociale per l’Africa è presente per intero.
Si tratta di un prodotto, se così vogliamo chiamarlo, davvero eccellente per qualità ma anche molto interessante per il passaggio-dialogo tra tradizione e sonorità moderne.
A cura di Marianna Micheluzzi
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