Mi piace considerare l'Africa come un discorso perchè questo mi ricorda la forza, l'energia, la ricchezza che sono nella parola creatrice, nel Verbo.E se l'Africa è come un discorso che è stato scritto dai nostri antenati,dobbiamo sapere che la Storia non è terminata, che il discorso va proseguito.
Ho avuto la fortuna di studiare il latino:Cicerone,Sallustio,Tacito.Eppure mi rendo conto che ciò che è importante non è ciò che abbiamo imparato in latino, ma ciò che abbiamo dimenticato in africano.Dobbiamo considerare la storia autoctona, non quella che ci hanno imposto da fuori.
Ciò che contrddistingue l'uomo dagli altri animali- scrive il grande intellettuale burkinabé- non è tanto il presente quanto le altre due dimensioni della Storia, cioè il passato ed il futuro.
La Storia infatti è come un motore a tre tempi:il tempo del presente non è abbastanza significativo, qualificante, indicatore dell'umanità. Gli animali sono molto concentrati sul presente.
Per esempio il fatto che alcuni quadrupedi abbiano la testa rivolta verso il suolo-sottolinea Ki-Zerbo- indica l'importanza che ha per loro il presente del qui ed ora.
Un momento decisivo nella storia dell'umanità fu quello in cui l'uomo assunse la posizione eretta, e ciò avvenne in Africa.
Tratto da"Appunti sulla storia dell'Africa e dell'umanità".Ed.EMI -Bologna
PS.
Sono una di quelle persone che, in Italia, ha avuto la fortuna d'incontrare più di una volta lo storico Ki-Zerbo, di trascorrere del tempo con lui in conversazione informale ma anche d'intervistarlo.
Ebbene considero quest'opportunità che la vita mi ha dato,insieme a quella di aver incontrato il teologo camerunense Jean Marc Ela, un grande dono.Ho amato da sempre,fin da bambina, l'Africa ma attraverso le parole dei miei amici, ho avuto testimonianza di cosa significhi essere un africano autentico e lavorare, per davvero, affinchè l'Africa abbia un futuro diverso e migliore dell'attuale presente.
Diciamo che le piccole e modestissime cose che io posso fare perché la gente comune, tutta la gente, s'interessi all' AFRICA, io lo faccio come se loro mi avessero passato il "testimone".
E' la verità.
E un invito alla riflessione per tutti.
Il discorso di Ki-zerbo non è nuovo, ho sentito africani di vari paesi dire più o meno le stesse cose. Sembra un passaggio obbligato. Quando a arrivano a un certo grado d'istruzione,generalmente grazie alle scuole europee che sono le più aperte, cominciano a rivendicare l'africanità come se la scuola gli avesse fatto perdere qualcosa. Ho sempre replicato che questo è puro etnocentrismo, lo stesso che per anni ha tarpato le ali alla cultura europea. C'è Africa in Sallustio e c'è Sallustio in Africa. Si tratta solamente di saperli scoprire. Senghor ne era capace, quando scriveva che la Germania era il più africano di tutti i paesi europei. Vedeva un'analogia fra il romanticismo e l'approccio emotivo che distingue le culture africane. Questo dovrebbe essere l'atteggiamento mentale degli intellettuali di qualunque paese.
Un abbraccio cara Marianna, buona domenica
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 31/05/09 a 07:38
Condivido in pieno,caro Dragor, la tua visione sopratutto perchè mi consente di analizzare meglio tutto quanto è africano senza accettarlo(questa è una tentazione...) a scatola chiusa.
Mi piace molto(io non ci avevo riflettuto abbastanza)quando dici, ad esempio, c'é Africa in Sallustio e c'è Sallustio in Africa.
E' una profonda verità.Perchè? Perché l'uomo è uomo sempre, dovunque e comunque, uomo universale, a tutte le latitudini.
L'etnocentrismo è pestilenziale, a mio avviso, quanto il razzismo.
Buona domenica a te,a Dedé e a Minou.
Un abbraccio affettuoso.
Marianna
Scritto da: marianna | 31/05/09 a 08:57