Se l'esistenza e la preservazione del sistema capitalista sono garantite attraverso un vero e proprio apparato culturale,l'ultimo saggio di Serge Latouche, economista e sociologo francese,"Il breve trattato sulla decrescita serena"(Bollati-Boringhieri ed.) si attacca ad uno di quei dogmi del sistema per sovvertirlo. Da "crescita" si passa a "decrescita". Il testo in un certo senso può essere considerato una specie di manifesto programmatico per il presente e per il futuro. Viste le condizioni in cui versa attualmente il nostro pianeta e di cui noi tutti dovremmo avere consapevolezza.
L'interrogativo di fondo del libro di Latuoche è :come decolonizzare l'immaginario e fuoriuscire dalla società lavorista per riappropriarsi del "tempo liberato"?
Di "tempo liberato", lo ricordo bene, se ne parlava già e molto a metà degli anni '60. Anche in Italia.Convegni, tavole rotonde, pubblicazioni.Poi più nulla.Silenzio.
Per decrescita infatti , attenzione,Latouche non intende una crescita negativa bensì una critica radicale dello sviluppo e dell'economia produttivista in quanto nonsenso ecologico. Insomma la decrescita è un'utopia concreta, che non si rifugia nell'irreale ma tenta di esplorare le possibilità oggettive della sua realizzazione.
Lo studioso non esita a mostrarci così attraverso le sue argomentazioni come la società dell'iperconsumo e la crescita economica infinita siano incompatibili con la finitezza della biosfera(ieri si è festeggiata appunto la giornata de la Terra,ricordiamolo!).
Così il Nostro ci propone il "circolo virtuoso della decrescita serena". Ossia:rivalutare valori come altruismo, collaborazione, vita sociale, piacere del tempo libero, autonomia.E poi ancora riconcettualizzare quanto è alla base del nostro sistema economico capitalista; ristrutturare l'apparato produttivo perchè si adegui ai nuovi valori, ridistribuire ricchezze e patrimonio naturale attraverso la ristrutturazione dei rapporti sociali tra Nord e Sud e all'interno comunque di ogni società.Rilocalizzare e non solo sul piano produttivo ma anche su quello culturale e politico.Ridurre l'impatto sulla biosfera ovviamente.Riutilizzare,riciclare e combattere l'obsolescenza voluta e programmata dei prodotti.
Sostanzialmente Latouche ci dice che solo l'innovazione politica e l'autonomia economica fondate su un ritorno al locale come spazio di autorganizzazione e di democrazia ecologica, permetteranno a noi tutti una riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali, un rallentamento dei ritmi lavorativi e quindi migliori condizioni di vita a livello globale per tutto il pianeta.
Insomma riconquistare in tal modo il senso vero del"tempo liberato",al quale affiancare oggi una grande rinnovata attenzione ecologica.
Si può condividere o meno una tale visione di vita, resta però che la Terra oggi è realmente malata. Una prospettiva del genere comunica ottimismo.
Fa pensare che realizzare qualcosa di buono, nonostante i tanti profeti di sciagure, volendo si può. E la "mia " Africa, ma non solo, ne ha proprio bisogno.
Grazie,Latouche.
Il faut commencer par des gestes simples. Se lever de son fauteuil, éteindre la Télévision, aller chercher un marteau et détruire son écran Tv. Maintenant, que ces premiers gestes ont été faits, on peut passer à des gestes un peu plus complexes comme : avoir une conversation, sortir avec des amis, pratiquer une activité culturelle ou sportive, lire des livres...
Bien sur, Sony vendra moins de télévision mais on pourrait assister à une croissance des capacités cérébrales de l'individu.
Alex
Scritto da: Alex | 23/04/09 a 23:25
Carissimo Alex, io condivido il punto di vista di Latouche, che per altro,per l'Africa ha sempre sostenuto l'economia informale, cioè quella del piccolo è bello nell'ambito locale.
Adesso il suo discorso riguarda l'Occidente incluso.Sarebbe bellissimo mettere in pratica questi suggerimenti ma mi chiedo"come" far capire alle persone che si può cambiare e che questo cambiamento porterà al meglio?
E' molto difficile dopo tanta massificazione e consumismo.
Una volta avrei detto che la scuola avrebbe potuto fare qualcosa. Oggi no.
Gli stessi insegnanti sono spesso figli di questa società dei consumi e formazione zero.
Comunque quella di Latouche resta una buona pista.Quanto meno di approfondimento.
In Italia ci sono state famiglie che hanno messo in pratica un sistema di vita del genere,addirittura lasciando il posto fisso e praticando l'autosufficienza economica, trasferendosi in campagna e mettendosi a fare il contadino e l'allevatore.
Se trovo il libro che racconta quest'esperienza te lo indico.
Buona giornata e buon lavoro!
Affettuosamente,Marianna.
Scritto da: marianna | 24/04/09 a 07:19
Anch'io sostengo, caldamente, Latouche e la decrescita felice...
Il guaio è che suona male per le orecchie del mercato.
Diamogli forza e spazio noi.
Brava Marianna e grazie.
Bacio!
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 24/04/09 a 08:42
Io e noi tutti amici diJambo Africa penso che ce la mettiamo tutta e ogni giorno.
A forza di ripetere certi concetti chissà che non entrino nelle zucche!!!
Un abbraccioaffettuoso.
Marianna
Scritto da: marianna | 24/04/09 a 11:15