Che la crisi economica mondiale avesse investito e pesantemente l'Africa era cosa molto prevedibile. Ma i tempi, inaspettatamente, sono stati ancora più brevi del previsto.
Lo ha sottolineato molto esplicitamente Donald Kaberuka, il presidente della Banca africana di sviluppo (BAD), all'incontro di Londra, di alcuni giorni fa, con i Paesi in via di sviluppo del G24 e del "Comitato di sviluppo di Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale.
Di quest'incontro ne abbiamo già dato notizia, qui preme evidenziare in particolare quali siano le reali maggiori difficoltà per il continente africano.
Ostacoli, che paiono oggi insormontabili, si riscontrano-dice Kaberuka- sopratutto nell'industria mineraria e nel settore delle infrastrutture.
Fatta eccezione per i cinesi, ormai onnipresenti in Africa,pare che gli investimenti stranieri si siano velocemente allontanati. Così come è anche certo che sono in forte diminuzione le entrate legate alle rimesse di chi è emigrato.
Difficoltà per la ricerca di un lavoro esistono infatti anche per chi è riuscito ad andare fuori dall'Africa.
I Paesi africani ,che soffrono maggiormente per la crisi delle miniere, sono ovviamente quelli le cui entrate sono derivate e derivano da sempre dall'esportazione delle materie prime come i minerali pregiati e il petrolio. E ciò è spiegabile anche perchè c'è una forte riduzione di domanda sui mercati mondiali.Il mondo acquista meno.
Paesi come lo Zambia,la Repubblica democratica del Congo,la Liberia, la Guinea sono quelli appunto che incontrano attualmente enormi difficoltà (per tacere volutamente delle cattive politiche interne,dove non sai mai la corruzione dove comincia e dove finisce))-ha sottolineato ulteriormente Kaberuka- e tutti i quotidiani africani, giornalmente ,parlano della crisi originata dai mutui "ad alto rischio" americani.
Le parole di Kaberuka non vogliono essere altro che un segnale forte per far capire al mondo che sull 'Africa,una crisi non prodotta per sue responsabilità, peserà moltissimo e non si può stare a guardare senza intervenire.
Il mondo è interconnesso.Oggi più di ieri.E non si parla certo di web.
L'Angola-riferisce sempre Kaberuka- ha progettato d'investire in agricoltura(cereali) qualcosa come un miliardo e mezzo di euro entro il 2013, per portare la produzione a 15 milioni di tonnellate l'anno.
E' un buon segnale.Anche se, accanto al calo delle rendite derivanti dal petrolio, ha annunciato l'emissione di titoli di stato per un valore di quasi sette miliardi di euro.
A cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)
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