Le foreste tropicali dell'Africa centrale e occidentale sono delle autentiche spugne per l'anidride carbonica come lo è la foresta amazzonica.
Lo rivela uno studio a lungo termine del"British Science journal nature".
La ricerca, fatta da studiosi internazionali, e coordinata da Simon Lewis dell'Università di Leeds, rivela che le foreste tropicali africane forniscono un importante servizio all'ecosistema.
Esse sono come dei pozzi per l'anidride carbonica.
Gli studiosi hanno raccolto campioni da esaminare in 79 postazioni in dieci diverse nazioni africane.
Il risultato emerso è stato che dal 1967 al 2007 le foreste africane hanno assorbito per fotosintesi più di 630 chili di anidride carbonica per ettaro l'anno.
La foresta amazzonica, in comparazione, ne assorbe 650 chili l'anno per ettaro.
Pertanto nell'insieme le foreste tropicali, che ricoprono appena il 7% della superficie del nostro pianeta, contribuiscono ad assorbire almeno la metà dell'anidride carbonica prodotta.
In parole povere la loro importanza, compresa nello specifico quella delle foreste tropicali africane, è veramente eccezionale.
Che fare?
Creare un'autentica coscienza ecologica anche tra quelle popolazioni che, per necessità, sono costrette a tagliare legname come combustibile.E questo accade ovviamente specie nell'Africa dei villaggi.
Sopratutto però impedire il commercio di legname pregiato che depaupera tanto la foresta amazzonica quanto quelle africane.
Trovare delle forme alternative di sviluppo per queste realtà che comunque devono essere messe in condizione di avere delle opportunità di natura economico-commerciale, che consenta loro un'esistenza dignitosa.
Combattere sempre e dovunque, senza stancarsi mai, quei progetti politici che tendono a speculare sulla pelle della gente nonchè a depauperare la natura.
Perchè, mi pare superfluo dirlo ma non guasta, di pianeta Terra ne abbiamo uno solo e la sua salvaguardia è un dovere imprescindibile nei confronti delle future generazioni.
E noi verso le future generazioni abbiamo anche dei doveri.
A cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)
Giusto!
Ma come li convinciamo, quei paesi lì, che le foreste non si toccano? Se ci dicono che vendendo il legname sfamano la popolazione, come li blocchi? Possiamo giustificarci dicendo che quelle foreste servono a noi per assorbire tutta la CO2 che emettiamo in Occidente? Ovvero loro devono fungere da nostro spazzino, affinché noi possiamo riversare nell'atmosfera tutta l'anidride carbonica che vogliamo? Occorrerebbe studiare un qualche meccanismo di compensazione: tassare le emissioni di CO2 e destinare gli introiti ai paesi che ospitano le foreste tropicali, percentualmente secondo l'estensione che la foresta ha nel loro territorio. Una volta fatto ciò, OBBLIGARLI tramite una delle decine di migliaia delle agenzie dell'ONU (così che smettano i fare report in powerpoint e inizino a lavorare sul serio) a rispettare e a tutelare la foresta. Non vedo molte altre alternative.
Con stima,
Fabio Gagliardi
Scritto da: Fabio Gagliardi | 22/02/09 a 13:11
Caro Fabio, in merito a ciò che mi scrivi, scendendo nello specifico, proprio oggi ho letto che il governo del Ciad ha vietato appunto il taglio del legname per la conservazione del patrimonio boschivo.
Naturalmente questo ha creato grossissimi problemi alle popolazioni locali, che non riescono neppure più a cucinare, senza legna.
E non è che si sia trovata una soluzione al problema della gente comune, specie quella dei villaggi.
Personalmente però sono contenta che alcuni governi comincino ad educare la cittadinanza.
Come scrivi tu , va tuttavia necessariamente trovata l'alternativa.E non può che essere così.Ciò che prospetti sarebbe l'optimum.Far pagare chi inquina per potenziare lo sviluppo.
Grazie peril tuo intervento.
Con simpatia.
Marianna
Scritto da: marianna | 22/02/09 a 22:29
Cara Marianna, se pensi quanti secoli sono occorsi alla nostra civiltà per crearsi una coscienza ecologica,crearla in Africa potrebbe sembrare un'impresa disperata. Invece potrebbe essere più facile di quanto sembri. Infatti la c iviltà occidentale risente dell'antropocentrismo cristiano che considera la natura al servizio dell'uomo, mentre per le culture africane l'uomo è una parte della natura come gli animali e le piante. E' vero che questi popoli disboscano e uccidono gl animali, ma, lo fanno per la sopravvivenza come qualsiasi specie animale. Al di là delle leggi, c'è nell'anima africana un rispetto profondo per la natura sul quale si potrebbe fare leva per creare una coscienza ecologica a tempo di record
Buon lunedi', a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 23/02/09 a 09:06
... non saprei, per quello che conosco io, non è proprio così... per esempio non ho visto porsi il problema dei rifiuti. però è vero che il problema della conservazione delle foreste se lo pongono anche tanti governi. In kenya c'è l'annoso problema delle foreste del massiccio del Monte Kenya.
Scritto da: morez | 23/02/09 a 10:54
Concordo sulla coscienza ecologica dei nativi.
In fondo sono riusciti da sempre a conservare il loro patrimonio flora-faunistico, cerchiamo di non insegnare loro come distruggerlo esportando l'inciviltà della cosiddetta 'civiltà'.
Tesea
Scritto da: Tesea | 23/02/09 a 22:34
La Finlandia, la Svezia gestendo le loro foreste, sono la dimostrazione concreta di come possa essere gestita l'industria del legno senza depauperare, anzi allargando ed implementando le superfici boschive. Ed anche l'Italia non è, una volta tanto malmessa. In Africa ed in Sud America non c'è industria ma saccheggio. Ed è cosa diversa.
luigi
Scritto da: gobettiano | 24/02/09 a 10:06
Sempre grazie a tutti voi, cari amici, per i vostri commenti che arricchiscono l'argomento preso in esame.
Affettuosamente, Marianna.
Scritto da: marianna | 24/02/09 a 18:34
Altra foto dell'Angola (Kwanza Sul)
Scritto da: Enrico Muratore | 26/02/09 a 14:28
Purtroppo l'esportazione di legname dall'Africa non crea alcuno sviluppo, anzi, lascia dietro di se' scompensi sociali e distruzione. Basta andare a vedere come le la passa la gente presso le concessioni forestali. La foreste "in piedi" crea molte risorse (frutta, legno, verdure, fibre, medicine...) che non vengono contabilizzate perche' non si esportano, ma salvano le comunita' locali dalla fame. Quando la foresta e' abbattuta, alla gente non resta che emigrare nei sobborghi delle citta'. Il commercio di legname arricchisce solo pochi funzionari corrotti e i commercianti medesimi, che spesso sono europei o asiatici. Non africani.
Scritto da: sergio baffoni | 09/03/09 a 14:25
Caro Sergio, hai spiegato benissimo il danno che deriva dalla deforestazione anche in termini di urbanizzazione selvaggia e quindi emarginazione certa.
Ti ringrazio. Torna a commentare, se ti fa piacere.
Marianna
Scritto da: marianna | 09/03/09 a 16:41