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« watch social repot/ 77 paesi nel mondo a rischio povertà | Principale | se la pazzia è una schiavitu' l'amore vince tutto(ed è vero!) »

22/02/09

Commenti

Fabio Gagliardi

Giusto!
Ma come li convinciamo, quei paesi lì, che le foreste non si toccano? Se ci dicono che vendendo il legname sfamano la popolazione, come li blocchi? Possiamo giustificarci dicendo che quelle foreste servono a noi per assorbire tutta la CO2 che emettiamo in Occidente? Ovvero loro devono fungere da nostro spazzino, affinché noi possiamo riversare nell'atmosfera tutta l'anidride carbonica che vogliamo? Occorrerebbe studiare un qualche meccanismo di compensazione: tassare le emissioni di CO2 e destinare gli introiti ai paesi che ospitano le foreste tropicali, percentualmente secondo l'estensione che la foresta ha nel loro territorio. Una volta fatto ciò, OBBLIGARLI tramite una delle decine di migliaia delle agenzie dell'ONU (così che smettano i fare report in powerpoint e inizino a lavorare sul serio) a rispettare e a tutelare la foresta. Non vedo molte altre alternative.
Con stima,
Fabio Gagliardi

marianna

Caro Fabio, in merito a ciò che mi scrivi, scendendo nello specifico, proprio oggi ho letto che il governo del Ciad ha vietato appunto il taglio del legname per la conservazione del patrimonio boschivo.
Naturalmente questo ha creato grossissimi problemi alle popolazioni locali, che non riescono neppure più a cucinare, senza legna.
E non è che si sia trovata una soluzione al problema della gente comune, specie quella dei villaggi.
Personalmente però sono contenta che alcuni governi comincino ad educare la cittadinanza.
Come scrivi tu , va tuttavia necessariamente trovata l'alternativa.E non può che essere così.Ciò che prospetti sarebbe l'optimum.Far pagare chi inquina per potenziare lo sviluppo.
Grazie peril tuo intervento.
Con simpatia.
Marianna

dragor

Cara Marianna, se pensi quanti secoli sono occorsi alla nostra civiltà per crearsi una coscienza ecologica,crearla in Africa potrebbe sembrare un'impresa disperata. Invece potrebbe essere più facile di quanto sembri. Infatti la c iviltà occidentale risente dell'antropocentrismo cristiano che considera la natura al servizio dell'uomo, mentre per le culture africane l'uomo è una parte della natura come gli animali e le piante. E' vero che questi popoli disboscano e uccidono gl animali, ma, lo fanno per la sopravvivenza come qualsiasi specie animale. Al di là delle leggi, c'è nell'anima africana un rispetto profondo per la natura sul quale si potrebbe fare leva per creare una coscienza ecologica a tempo di record

Buon lunedi', a presto

dragor (journal intime)

morez

... non saprei, per quello che conosco io, non è proprio così... per esempio non ho visto porsi il problema dei rifiuti. però è vero che il problema della conservazione delle foreste se lo pongono anche tanti governi. In kenya c'è l'annoso problema delle foreste del massiccio del Monte Kenya.

Tesea

Concordo sulla coscienza ecologica dei nativi.
In fondo sono riusciti da sempre a conservare il loro patrimonio flora-faunistico, cerchiamo di non insegnare loro come distruggerlo esportando l'inciviltà della cosiddetta 'civiltà'.
Tesea

gobettiano

La Finlandia, la Svezia gestendo le loro foreste, sono la dimostrazione concreta di come possa essere gestita l'industria del legno senza depauperare, anzi allargando ed implementando le superfici boschive. Ed anche l'Italia non è, una volta tanto malmessa. In Africa ed in Sud America non c'è industria ma saccheggio. Ed è cosa diversa.
luigi

marianna

Sempre grazie a tutti voi, cari amici, per i vostri commenti che arricchiscono l'argomento preso in esame.
Affettuosamente, Marianna.

Enrico Muratore

Altra foto dell'Angola (Kwanza Sul)

sergio baffoni

Purtroppo l'esportazione di legname dall'Africa non crea alcuno sviluppo, anzi, lascia dietro di se' scompensi sociali e distruzione. Basta andare a vedere come le la passa la gente presso le concessioni forestali. La foreste "in piedi" crea molte risorse (frutta, legno, verdure, fibre, medicine...) che non vengono contabilizzate perche' non si esportano, ma salvano le comunita' locali dalla fame. Quando la foresta e' abbattuta, alla gente non resta che emigrare nei sobborghi delle citta'. Il commercio di legname arricchisce solo pochi funzionari corrotti e i commercianti medesimi, che spesso sono europei o asiatici. Non africani.

marianna

Caro Sergio, hai spiegato benissimo il danno che deriva dalla deforestazione anche in termini di urbanizzazione selvaggia e quindi emarginazione certa.
Ti ringrazio. Torna a commentare, se ti fa piacere.
Marianna

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