IL” GARBUGLIO” KIVU / PACE NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI ?
Quando si parla d’Africa il condizionale è quasi sempre d’obbligo perché certe situazioni possono nel continente nero cambiare e precipitare da un momento all’altro, lasciandoci spiazzati sia nelle nostre analisi che nelle nostre valutazioni.Ciò che è valido oggi potrebbe, insomma, non esserlo più domani. E non è successo niente.
Scrivo dopo l’arresto, avvenuto a Gisenyi ,nei pressi di Goma, di Laurent Nkunda,il leader dei Banyamulenge, ribelli tutsi congolesi, capo altresì del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo(CNDP), fino all’altro giorno, a tutti gli effetti, braccio destro del presidente ruandese Kagame.
In seguito ad un accordo avvenuto in dicembre tra Kagame e il presidente della R.D. del Congo, Kabila-figlio,accordo i cui contenuti non si conoscono, pare che non ci sia più posto nella nomenklatura di regime per Nkuda.Il comandante è stato abbandonato anche dai suoi stessi luogotenenti e la sua roccaforte, non lontana da Goma(Nord-Kivu), è stata assediata e presa dalle truppe congiunte ruandesi –congolesi.
Spiegare questo garbuglio non è facile. Ci proverò con l’aiuto dell’amico Emmanuel, nativo proprio del Nord-Kivu, la regione contesa sia dal Rwanda che dal Congo per le notevoli risorse minerarie presenti nel suo sottosuolo.
Iniziamo con il dire che per il Rwanda tutto il Kivu gli appartiene di diritto e che la rivendicazione nasce, oltre che da interessi economico-politici specifici, dalla consapevolezza che durante e dopo il periodo coloniale le divisioni territoriali sono state fatte in maniera arbitraria.
In seguito, dopo diverse guerre civili,avvenute nel corso degli anni, fra hutu e tutsi, le maggiori etnìe del Paese, guerre quasi sempre fatte passare in Occidente esclusivamente per scontri etnici locali, quando invece tali non sono, nel ’94 abbiamo quello che possiamo definire, senza tema di smentita, un vero e autentico genocidio. Qualcosa di non molto dissimile dall’olocausto vissuto dagli ebrei durante il secondo conflitto mondiale.Le vittime sono quasi tutti tutsi oppure hutu, colpevoli quest’ultimi solo di aver aiutato i tutsi. Un milione di morti in conclusione. Ignorati dal resto del mondo.
Genocidio in cui la Francia politica di allora ma anche l’ONU hanno entrambe le proprie grosse responsabilità per non essere, pur sapendo, intervenute a tempo debito come avrebbero invece dovuto fare.
Gli occhi del modo erano infatti, nell’aprile del ’94, rivolti solo alla guerra nella ex-Jugoslavia. Molti giornalisti, a posteriori, hanno candidamente confessato che, pur sapendo, in odore di scoop, hanno preferito recarsi nella ex-Jugoslavia
Da quel momento in avanti, mentre è ancora in atto la macelleria, si verifica dal Rwanda, anche e necessariamente, un grande esodo nei Paesi confinanti come Burundi,Uganda e Congo. E chi può fugge in Europa.
Si raggiunge una discreta normalità, dopo tanta sofferenza e ancora tante vittime, solo quando l’esercito dei cosiddetti ribelli tutsi, guidati dall’allora giovane Paul Kagame, oggi presidente del Rwanda, e dalle truppe ugandesi, nel cui territorio i primi si erano addestrati militarmente,riesce a giungere a Kigali.
Poiché la contesa del Kivu riguarda il Rwanda ma anche il Congo, che considera parimenti sua quella regione, esaminiamo il “garbuglio” dall’altra angolazione.
Solo negli ultimi dieci anni-dice Emmanuel- quasi cinque milioni di persone sono morte in Congo e più di un milione sono gli sfollati nel Nord –Kivu.
La prima guerra nel ’96 vede l’appoggio delle truppe ruandesi e ugandesi per scacciare Mobutu e sostenere la presa del potere di Laurent Désiré Kabila, padre dell’attuale presidente della R.D.del Congo. La presa di Kinshasa avviene effettivamente l’anno dopo, nel 1997, e grazie alla coalizione.
Quando l’anno dopo Kabila -padre ordina alle truppe della coalizione di lasciare il Paese e queste non ubbidiscono, riprendono però i conflitti. E quindi di nuovo morti, feriti, sfollati.
Ma non è finita.
Nel 2003,assassinato Kabila- padre, con il figlio ci sono dei negoziati, si forma un governo di transizione e le truppe straniere lasciano il Congo. Ma- precisa Emmanuel- i massacri e le violenze, nonostante ciò, non ebbero ugualmente fine.
E terreni di scontro furono i territori del Kivu e dell’Ituri al confine con Rwanda e Uganda.
Qui entra in scena Laurent Nkunda, l’uomo, il militare,lo “psicologo”così lo chiamavano i suoi, che con i tutsi congolesi aveva ed ha commesso, in meno che si possa dire, una serie notevole di crimini efferati proprio nel Kivu.
Il suo ruolo è quello di fronteggiare(così giustifica la sua presenza Kagame) gli uomini delle Forze per la difesa e la liberazione del Rwanda(FDLR) ossia milizie hutu d’origine ruandese
implicate, secondo il governo di Kigali, nel genocidio del ’94.
Si dica inoltre, per chiarezza, che Kigali non ha mai voluto ovviamente il rientro in patria di questi hutu.
L’obiettivo per il Rwanda è piuttosto, in tutta certezza, l’egemonia nella parte orientale del Congo -precisa Emmanuel- per poter continuare indisturbato lo sfruttamento delle miniere e delle terre circostanti. Camion pieni di minerali, provenienti da Masisi e Mweso, il cuore del Nord-Kivu, si possono vedere, senza difficoltà alcuna, andare continuamente verso Gisenyi, cittadina ruandese.
Nkunda aveva il ruolo di guardiano degli interessi del governo di Kigali.
Dopo l’accordo tra Rwanda e Congo del dicembre scorso, i cui termini, come già detto, non sono noti, probabilmente il guardiano non occorre più. Oppure il guardiano non si accontenta più di quel ruolo.Pretende di più. E’ divenuto un personaggio scomodo.
Così viene invitato a Kigali dagli uomini dell’establishment.Si fida. Parte. Arriva. E proprio a Gisenyi, cittadina frontaliera a pochi chilometri da Goma, viene arrestato.
Cosa ne sarà di lui forse lo sapremo nei prossimi giorni.Se lo sapremo.
Il problema aperto resta quello della popolazione civile congolese del Kivu.
Anche perché-aggiunge il nostro amico Emmanuel- sembra ci sia proprio la volontà di eliminare la popolazione di quest’area con qualunque mezzo(anche con la diffusione dell’aids) per favorire nuovi flussi migratori dal Rwanda, che ha un territorio molto piccolo e un’alta densità abitativa a differenza del Congo.
Ma anche la Chiesa ufficiale del Kivu non ne esce bene in questo “garbuglio”.
Nel nord-Kivu di fatto la maggioranza dei sacerdoti africani sono di etnìa tutsi e la discriminazione nei confronti del clero hutu –puntualizza Emmanuel- è garantita e fa molto male alla popolazione del luogo, che ha occhi per vedere e orecchi per intendere.
Molti fondi, raccolti in Occidente, finiscono spesso per agevolare la causa dei tutsi ruandesi.
La chiesa del sud-Kivu invece è una chiesa martire nei fatti, dove i suoi preti hanno sempre e solo difeso la popolazione civile, talora anche a prezzo della propria vita.
Poi, dulcis in fundo, c’è la Francia di Sarkozy. La Francia di oggi, che vuole in qualche modo essere presente nella Regione dei Grandi Laghi principalmente con i suoi affari, dal momento che comunque i rapporti Parigi-Kigali non sono più buoni come un tempo.E i cinesi, nella zona, la fanno già da un pezzo da padroni.
Il 16 gennaio scorso il presidente francese, parlando al Corpo diplomatico all’Eliseo, ha fatto chiaramente intendere, preannunciando il suo prossimo viaggio in Africa, l’esplicita volontà di riportare la pace nell’area. Ma sarà vera pace?
Suo interlocutore privilegiato sarebbe in questo caso Kabila-figlio, leader congolese.
Come si dice: “si parla a nuora perché suocera intenda!”. Ossia Parigi sostiene, in competizione con USA e Gran Bretagna e, perché no Cina ,che anche Kigali si avvantaggerebbe di questa disponibilità verso la R.D.del Congo.
Potrebbe essere questo il motivo dell’avvicinamento diKagame a Kabila?
Poiché è tutto da verificare, attendiamo ovviamente gli ulteriori sviluppi.Senza dimenticare, tuttavia, l’importanza della pace, quella vera però, che è autentica libertà da ogni forma di sottomissione.
Marianna Micheluzzi (UKUNDIMANA)
Ultimi commenti