Giornata Mondiale della Donna Rurale
L'impegno LVIA in East Africa
Donna e Acqua in Kenya
In occasione della Giornata Mondiale della Donna Rurale abbiamo approfondito la tematica Donna e Acqua con Enrico Gorfer, rappresentante paese della LVIA in Kenya.
In Kenya, la LVIA opera nella parte meridionale della regione di Meru, un’area critica, ad alto rischio di siccità. Qui, la LVIA realizza acquedotti ed altri sistemi idrici per garantire l’accesso permanente all’acqua pulita e potabile.
Qual è il legame donna-acqua?
La donna è schiava della grande fatica che richiede il compito di garantire acqua alla propria famiglia.
In queste aree aride, la raccolta dell’acqua è un un’incombenza quotidiana che costringe le donne a percorrere 2-3 ore di cammino per raggiungere una fonte e portare a casa una provvista giornaliera. La raccolta e il trasporto dell’acqua diventa un onere che ricade sulle mamme, sulle figlie, giovani e bambine, e che ruba il tempo ad altre attività. Ad esempio alla scuola: le bambine sono discriminate rispetto ai bambini nell’accesso all’istruzione anche perché tra i loro compiti c’è quello di raccogliere l’acqua per il benessere della famiglia.
I progetti idrici possono effettivamente migliorare la quotidianità di vita della donna e aprire nuove opportunità.
Qual è l'intervento nella regione?
La LVIA realizza acquedotti che portano acqua pulita e igienicamente sicura ad una distanza massima di 1 chilometro dai villaggi di intervento.
Da un lato, quindi, questo significa alleviare significativamente la fatica quotidiana della donna, dall’altra permette di diminuire in maniera altrettanto importante la mortalità, soprattutto infantile, causata dalla cattiva qualità dell’acqua.
Bisogna pensare che se non c’è una fontana dalla quale poter prendere acqua pulita, le donne sono costrette a prendere l’acqua dalle fonti disponibili: sovente si tratta di fiumi, pozzanghere, acqua stagnante. L’acqua diventa così veicolo di malattie che nelle comunità più povere provoca un elevato tasso di mortalità soprattutto tra i più piccoli.
In che modo viene gestita la realizzazione del punto d’acqua?
Nella realizzazione del punto d’acqua viene coinvolta tutta la comunità del villaggio. A questa viene richiesto di occuparsi dello scavo delle trincee – gli scavi sono profondi 1,20 m – di posare i tubi che permettono il prolungamento dell’acquedotto e di riempire successivamente la trincea ricoprendo i tubi.
Il lavoro è gratuito: non è prevista una remunerazione perché in questo modo, mettendoci del proprio lavoro, e anche del proprio denaro se necessario, il villaggio si appropria effettivamente di quel punto d’acqua, lo sente suo, in quanto rappresenta anche il frutto delle proprie fatiche e dei propri investimenti. Diventa una responsabilità e un impegno che coinvolge i membri della comunità a livello individuale e collettivo.
Le comunità dei villaggi coinvolti operano anche nella gestione del punto d’acqua: queste scelgono 13 persone che formeranno il Comitato di gestione, che si occuperà di supervisionare il prelievo dell’acqua e di gestire le spese di manutenzione.
Come vengono pagate le spese di gestione del punto d’acqua? È previsto un contributo locale?
La popolazione che si serve del punto d’acqua paga 1 scellino per riempire 1 tanica da 20 litri. Si tratta di una piccola cifra, alla portata delle famiglie, ed è un elemento necessario per due aspetti.
Innanzitutto per la sostenibilità dell’intervento: il denaro raccolto serve a pagare la manutenzione ed eventuali guasti.
In secondo luogo, rappresenta un impegno e una responsabilizzazione della popolazione verso un uso corretto e razionale della struttura e della risorsa.
Il denaro viene raccolto e gestito dal Comitato di villaggio e nell’ambito del progetto viene formata un’equipe di tecnici locali in grado di effettuare le riparazioni.
Insomma, l’obiettivo è quello di rendere autonoma la comunità locale nella gestione della risorsa idrica. In questo contesto, qual è il ruolo della donna?
Le donne rivestono un ruolo fondamentale. Con loro si lavora meglio perché vivono quotidianamente la fatica di raccogliere l’acqua, quindi apprezzano maggiormente la possibilità di avere una fonte pulita e sicura vicino a casa.
Per questo motivo, le donne sono più propense a contribuire economicamente alla realizzazione e alla gestione del punto d’acqua. Nei nostri progetti insistiamo affinché le donne entrino nei comitati di gestione in una quantità pari ad almeno un terzo dei componenti. Non è sempre facile, perché tradizionalmente alla donna non è riconosciuto un ruolo di responsabilità nella società, ma è effettivamente necessario ai fini di una buona gestione e produce risultati positivi anche riguardo alla promozione di una maggiore uguaglianza di genere.
Un aspetto legato all’acqua è quello igienico-sanitario. La donna riveste un ruolo specifico?
Certo. Anche se si tratta di attività che ovviamente vanno a vantaggio dell’intera famigli, la formazione è indirizzata soprattutto alle donne, perché loro si occupano dell’igiene e della pulizia domestica e dei figli. La formazione va dalla pulizia degli utensili, alla cura igienica dei figli, alla cucina, alla disinfezione della casa.
A CURA DI MARIANNA06 (UKUNDIMANA)
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