Cari amici, quello di oggi,è un post diverso.Un post un po' "speciale",direi. Prendo in prestito infatti le parole di Carlo Petrini,l'inventore di Slow-Food,l'esperto di "cose piemontesi",il noto pubblicista, per parlare di don Aldo Benevelli. E lo faccio volutamente.
Aldo Benevelli,classe 1923,fondatore dell'LVIA,prete partigiano,passato dalla nostra Resistenza, durante gli anni della seconda guerra mondiale, alla Resistenza IN AFRICA, durante gli anni del VATICANO II, è una figura d'uomo, una persona che i più devono conoscere per comprendere cosa vuol dire "impegno cristiano"senza turiboli ed incensi.Fuori dalle sacrestie. Con il Vangelo però ben presente nel cuore.
Perchè utilizzare stralci dello scritto di Petrini? Perchè si tratta effettivamente di un gran bel articolo,dove chi ha conosciuto Aldo Benevelli ,nelle diverse stagioni della sua vita,vi trova tutta la stima e l'affetto che lega i due,entrambi uomini delle Langhe. Non si può scrivere così di una persona,come fa Petrini, se ciò che esprimi non lo senti "forte"dentro per davvero.
Il mio poi vuole essere anche un omaggio ad entrambi gli uomini,ancora un omaggio ad una terra ,il PIEMONTE,che amo perchè mi ha dato molto proprio in relazione al mio interesse per l'Africa e infine alla redazione de La Stampa, che s'impegna da sempre in cose egrege tanto da far parlare tutti di "stile Stampa".
Don Aldo-scrive Carlo Petrini- è un uomo del fare,straordinario pastore ed animatore culturale. Un prete dal carisma unico.Dopo sessant'anni di sacerdozio,festeggiati giorni addietro, in luglio, egli può dire di sé di non aver fatto neanche un giorno da parroco. E la cosa non lo turba.
Grande comunicatore ed appassionato dei mezzi d'informazione è stato tra i primi a vedere nel "giornale",fin dagli anni a ridosso del secondo conflitto mondiale, uno strumento importante per dibattere i temi cruciali della collettività. Infatti "La Guida",storico giornale diocesano de La Granda,fondato in quegli anni, è tuttora uno degli esempi più positivi di giornalismo locale. Ma non è tutto.
Don Aldo ha vissuto sulla sua pelle di partigiano la drammaticità di quel momento storico(gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale)- prosegue Petrini nel suo racconto-quando insieme a pochi compagni cercava di organizzare la gente, d'informarla,di convincerla della bontà dell'azione in quanto era in ballo la libertà di un popolo.Quella del popolo italiano.
Arrestato,torturato,è stato l'unico del suo gruppo ad essere sopravvissuto. Amico di Nuto Revelli ed altri grandi attori di quella stagione,in tempo di pace riprenderà poi ad impegnarsi nella pubblicazione di alcuni periodici,insegna nelle scuole, contribuisce alla nascita della Caritas locale.
Un bel giorno arriva l'AFRICA. Dice di questo accadimento lo stesso don Aldo: " La gente pensa che questa sia stata come una seconda vita.Non è così: fu ed è soltanto un altro modo di continuare la mia RESISTENZA".
Negli anni '60 Aldo Benevelli si trova,prima ancora di partire per l'Africa, in Francia. E qui lavora nelle periferie più marginali delle grandi città,dove incontra una marea di sfollati africani,superstiti delle colonie.Gente sbandata.Una povertà incredibile.Niente di paragonabile neanche ai contesti più poveri delle valli piemontesi di allora- egli precisa. E poi c'è l'incontro con una Chiesa, quella francese, molto diversa da quella di Roma.
Vescovi che vivevano in assoluta sobrietà ,senza ostentazione alcuna del proprio ruolo.E così molti altri preti.Aldo osserva e fa suo quello stile di vita, che in qualche modo già gli appartiene per formazione e sensibilità, che ha sempre cercato e finalmente trovato.
In coerenza con lo spirito del Concilio Vaticano II, autentica rivoluzione copernicana per la Chiesa,don Aldo decide così di partire per il Kenya.
"Non avevo neanche il Vangelo con me-dice-portai solo le mie nude mani, proprio come ai tempi della nostra Resistenza".
Nasce l'LVIA(Associazione Internazionale Volontari Laici), che oggi ha 40 anni, e da quel momento sono quarant'anni di viaggi su e giù tra Italia ed Africa.Io stessa, Marianna, quando lo incontravo mi meravigliavo e mi chiedevo dove trovasse la forza,anche fisica,lui, piccolo uomo, una statura minuta, di fare mille ed una cosa in contemporanea.Però il suo esempio era per me un monito silenzioso e lo sprone a fare sempre meglio e di più in tutte le mie cose. Dalle più banali alle più impegnative.
Oggi don Aldo viaggia meno ma i suoi temi e le sue "resistenze" le ha portate nella sua Cuneo attraverso il meeting annuale sul tema della PACE, "Parole tra Continenti", di cui anche JAMBO AFRICA ha dato notizia alcuni mesi fa.
E poi come dimenticare BOVES,città dell'eccidio nazista durante l'ultimo conflitto mondiale,esattamente 65 anni fa, per la quale la Carovana della Pace(leggi LVIA-leggi don Aldo) si sta come sempre, organizzando per il prossimo autunno.
Insomma la voglia di fare, la sua continua ricerca della verità(don Aldo non ha mai parlato per dogmi),il suo stare in maniera fattiva,"tutta piemontese", dalla parte degli ultimi, dei deboli, degli indifesi, ne fanno una personalità davvero straordinaria-conclude Carlo Petrini. Ed io aggiungo: è verissimo.Bisogna conoscerlo e ascoltarlo parlare, per capire che in tutte queste parole non c'è ombra di retorica. Semmai grandissima stima e tanto amore per tutto il positivo che ha fatto e che continuerà a fare nella sua vita.Nonostante l'avanzare dell'età.
RIDUZIONE E ADATTAMENTO da" LE CENTO RESISTENZE di DON ALDO" di CARLO PETRINI(ESTATE -PIEMONTE/ LA STAMPA).
A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)
Ultimi commenti