Lo abbiamo spesso citato, affrontando argomenti di economia relativi ai PVS(Paesi in via di Sviluppo).
Sotto la lente d'ingrandimento,oggi, è la GLOBALIZZAZIONE,di cui il Nostro ha dato,negli anni, diverse definizioni.
Dopo l'atto d'accusa lanciato appunto da Stiglitz contro le istituzioni internazionali,colpevoli di aver favorito gli interessi dei Paesi ricchi a danno di quelli poveri, ora egli pare abbia aggiustato il tiro.
Dando per scontato che la "globalizzazione" è una forza positiva,capace d'incentivare la crescita e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più povere del Pianeta,Stiglitz si domanda quali cambiamenti potranno consentire alla globalizzazione di mantenere effettivamente le sue promesse.
La risposta è in "La globalizzazione che funziona",edito da Einaudi, un testo agile e di piacevole fruizione anche per chi non è un esperto della materia.
Due comunque sono i riferimenti fissi di Stiglitz nell'affrontare l'analisi: democrazia e rispetto della giustizia sociale.
E poi la ricerca a tutti i costi,ovviamente, di un regime economico internazionale più equilibrato.
Come?
"I critici della globalizzazione-scrive Stiglitz nel volume in questione- hanno visto giusto. Troppe persone ci hanno rimesso a causa di come essa è stata gestita finora. Ma io penso che abbiano ragione anche gli ottimisti.Quelli che in un'assemblea come il World Social Forum di Mubai hanno affermato che un mondo diverso è possibile".
"E' vero-continua lo studioso- che facciamo parte di un'economia sempre più globale ma tutti noi viviamo in comunità locali e continuiamo, molto più di quanto non si creda, a pensare in termini di realtà locale. E' naturale che si attribuisca più importanza a un posto di lavoro perso sul mercato nazionale che non a due nuovi posti di lavoro creati all'estero. Questa mentalità ristretta ci porta spesso a non valutare correttamente quali effetti potrebbero avere determinate politiche da noi auspicate sull'economia globale e a preoccuparci solo dell'impatto diretto che potrebbero avere su di noi. Perchè la "GLOBALIZZAZIONE" possa davvero funzionare, bisognerà cambiare mentalità: dovremo pensare e agire in modo globale".
E allora?
E' auspicabile che questi concetti vengano introiettati e fatti propri specie dai giovani(i nostri trenta-quarantenni),i quali,stranamente,rispetto alle precedenti generazioni, amano molto lo spazio ristretto del loro quartiere, della loro città.Non sempre sono capaci di mettersi in gioco e guardare lontano. E poi, diciamo pure, che un certo tipo di politica nel nostro Paese non fa altro che incentivare questo tipo di aspirazioni. Sbagliatissimo!!
In definitiva quel che sostiene Stiglitz è:pensare globalmente ed agire localmente.
Tutto oggi,anche se vivi nel posto più isolato del mondo, favorisce la " comunicazione" e quindi la comprensione della realtà a 360 gradi.
Non ci sono alibi, non ci sono scuse. Sempre che vogliamo per davvero un mondo migliore di quello che abbiamo.
A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)
...e che abbandoniamo una volta per tutte la legge della nostra personale convenienza di paesi sufficientemente ricchi...se no non ce la faremo mai a globalizzarci con coscienza...non può esserci una globalizzazione senza che sacrifichiamo qualcosa. E questo a molti sembra non andare giù.
Marta Valentina
Scritto da: Marta Valentina | 26/08/08 a 08:54
Fatto sta, Marianna, che il processo avviato da anni è talmente gigantesco che pensare di interromperlo è follia. Ognuno può pensarla come crede ma la globalizzazione va "gestita" e vissuta, appunto, con l'apertura mentale che ti considerare certe scelte come non penalizzanti ma prospetticamente utili ed intelligenti.
luigi
Scritto da: gobettiano | 26/08/08 a 10:13
Carissima Marta, benvenuta!
Hai perfettamente ragione in merito a quel che dici.
Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Dobbiamo rassegnarci a rinunciare a qualcosa, se vogliamo per il Pianeta un benessere generalizzato. Ossia che tutti abbiano almeno una vita dignitosa.
Perché questo sia però bisogna sconfiggere gli "egoismi", che sono degli Stati sì ma anche dei singoli.Se ci guardiamo intorno,se sfogliamo il giornale, ad ogni pié sospinto ne abbiamo la riprova.
Noi però non ci arrendiamo e continueremo a batterci per i valori in cui crediamo.
Grazie per l'intervento.
Torna, se ti fa piacere.
Marianna
Scritto da: marianna | 26/08/08 a 17:21
Carissimo Luigi, siamo in perfetta sintonia.
Ma i giovani,intendo la maggioranza, la penseranno come noi?
Io non ne sono convinta.
E ti spiego.
Con i mezzi economici, che senz'altro più di noi alla loro età hanno a disposizione, avrebbero potuto e dovuto girare il mondo in lungo e in largo.Eppure buona parte di essi non lo fa.
Non si allontana dalla propria città, dal proprio rione, dalla propria casa.
E sono loro che in futuro molto prossimo dovranno, volenti o nolenti, gestire la globalizzazione.
A presto.Marianna
Scritto da: marianna | 26/08/08 a 17:29