Jambo Africa

AFRICA IN MOSTRA A SALUZZO(CN) MA NON SOLO

L'Africa come Calimero il mitico pulcino nero della nostra infanzia,che aveva bisogno di uno speciale detersivo per ritornare pulito cioè bianco!Solo ora, ovviamente da adulta, mi rendo conto della connotazione razzista di quel tipo di pubblicità di tanti anni fa.

L'Africa d'oggi per fortuna è nera e tale vuole restare nonostante i mille problemi che l'attanagliano.

Inoltre è coscienza dei più che legge fondamentale del nostro essere è l' essere legati tutti gli uni agli altri per cui la sola via che possiamo percorrere è"INSIEME". Harambée.Neri,bianchi, gialli o rossi. Se vogliamo che la Creazione non diventi un incubo.

In proposito,se qualcuno di noi ne avesse voglia, a SALUZZO,in provincia di Cuneo, la storica Saluzzo dei nostri libri di Storia del Risorgimento, dal 2 al 4 luglio c'è una mostra dal titolo:"PERSONE/AFRICA- SOCIETA' CIVILE- CAMBIAMENTO",a cura dell'Associazione "Chiama l'Africa" e del CIPSI.

Tutta l'area del centrale corso Italia sarà popolata di sagome(in numero di 70), le quali rappresentano un' AFRICA da conoscere e da ascoltare.

Le sagome raffigurano persone della società civile africana negli abiti da lavoro della loro quotidianità. Dal maestro al  pescatore, al parrucchiere, al falegname, all'infermiere, al giornalista.

Insieme a questi personaggi,sempre nella stessa area, ci sarà una"casa africana",nella quale sarà possibile conoscere, attraverso programmi interattivi, alcune realtà del Continente e i progetti che diverse ONLUS vi hanno in corso d'opera.

Per chi invece ha la possibilità e la voglia di andare più lontano ed è anche un appassionato cinefilo,dal 1 al 7 luglio,a BERLINO, ci sarà "AFRICAMERA",il festival del cinema africano con una selezione interessante di produzioni.

Sono infatti in cartellone una selezione di film presentati al FESPACO, quello che è uno dei più grandi festival del cinema nato in AFRICA.

Una volta si parlava di "vacanze intelligenti" : queste mi sembrano delle modeste proposte nel vicino e/o nel lontano. A voi, o meglio a noi, la scelta!!

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

READING / DUE PAROLE SUL DECRETO SICUREZZA E IL CLIMA DI PAURA

L'immagine che vedete a lato è tutto quanto occorre per la celebrazione eucaristica.Si tratta però di una particolare celebrazione. Quella che un religioso missionario pratica al seguito di comunità rom o sinti dall'Europa all'Asia Minore,al Nord-Africa. Indifferentemente. Egli chiama quella che potremmo definire impropriamente "i suoi ferri del mestiere":la CATTEDRALE. Lì c'è tutto ,se ci pensate bene,non occorre altro. Se non l' ANDARE.

Premesso questo,  per chiarire che non è vero che la Chiesa non si occupi dei ROM,come è stato scritto su alcuni quotidiani nazionali, leggiamo da "LA VOCE DEL POPOLO",settimanale cattolico della Diocesi di Torino,quanto scrive in merito don Fredo Olivero, dell 'Ufficio Migrantes.

"Sono stati molti  e diversi i commenti al decreto sicurezza:chiaro nelle finalità ma ambiguo nei metodi utilizzati e nelle modifiche apportate o ventilate. Quello che è nuovo-sottolinea don Fredo- è il clima di tensione e di paura.In qualche caso motivato,in altri legato a commenti più o meno seri di politici o operatori dei media. E' questo clima-prosegue il Nostro- che permette agli ignoranti(anche razzisti) di scatenare i loro istinti contro tutto quello che non condividono e,a chi riflette sulla realtà,di avere timore che vinca il razzismo, peggiori il clima sociale, si additi chiunque è diverso(anche nel pensiero) come un nemico da eliminare."

"Anni di riflessione sulla composizione dei conflitti non paiono dare risultati: chi opera ogni giorno perchè il diverso sia una risorsa, si sente frustrato anche se vede questa come la" strada", forse l' unica, per un futuro di convivenza. E i dati-aggiunge il sacerdote- ci danno ragione perchè i Rom in particolare vivono questa sensazione sulla loro pelle in negativo e sono quelli che si sentono più a disagio. Gli "stranieri" e tutti coloro che portano nel corpo qualche diversità, vivono con apprensione:che ne sarà mai di noi, dei diritti acquisiti, del dialogo interetnico ed interreligioso, della diversità della cultura? Mantenere aperta la porta della speranza, del valore dell'uomo e della donna,della libertà di pensiero,dei diritti umani a cui non rinunciare mai, sono la base-conclude don Fredo Olivero- del nostro futuro e della pace mondiale".

Io ,che condivido in pieno questo scritto, invito gli amici tutti ad una lettura e ad una ri flessione non superficiale. Sicuramente ci sarà anche chi non condividerà, perchè parole dette da un"prete". Non importa. L'importante è ricordarsi che, al di là delle sterili polemiche politiche, stiamo parlando di uomini e donne in carne e ossa come noi.E che la convivenza pacifica passa solo e soltanto attraverso le nostre scelte e le nostre azioni. LA PACE INSOMMA SIAMO NOI.

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

LAMPEDUSA / LO SCULTORE MIMMO PALADINO PER I MIGRANTI

Quello che si vede qui accanto è il bozzetto de "La Porta di LAMPEDUSA", una scultura di Mimmo Paladino, un monumento alla memoria dei migranti deceduti in mare,che quest'oggi verrà inaugurato nell'isola.

Si è trattato di un'iniziativa che, lanciata ad inizio d'anno, si è realizzata in tempi, quale durata dei lavori, davvero rapidi.

Le vittime del Mediterraneo sono,dall'inizio dei viaggi della "speranza",almeno per difetto, circa 8mila. Ultima ritrovata, in ordine temporale, una donna su la cui fossa nel cimitero è stato scritto:"Extracomunitaria", senza dati anagrafici.

Ogni tanto il mare restituisce infatti i corpi che ingoia: uomini, donne, ma anche bambini. Specie in estate quando la cosa sconcerta,giusto per una manciata di minuti, bagnanti e turisti.E poi la vita riprende come prima.Forse meglio di prima.

Per non dimenticare  AMANI for AFRICA e altre associazioni hanno lanciato l'idea di un monumento quale omaggio alle tante vittime del mare. E lo scultore Mimmo Paladino,accettata la sfida, ha realizzato questa grande porta in ceramica,una porta sempre aperta(andate a riascoltare "Che il Mediterraneo sia" di Eugenio Bennato),di quasi cinque metri di altezza per tre di larghezza.

Un monumento a testimonianza spesso di una strage senza sepoltura, che valga anche per le generazioni future perchè non dimentichino. Mai.

L'iniziativa ha ottenuto anche il patrocinio dell'Alto Commissariato ONU per i RIFUGIATI (ACNUR/UNHCR).

Ricordiamo solo a chi non ci avesse fatto caso che , nel mentre, l'Italia sta legiferando pesantemente contro l'immigrazione clandestina e l' Europa ha appena approvato una grave direttiva sui rimpatri.

L'EUROPA CHE NON VOGLIAMO E' L'EUROPA FORTEZZA.L'EUROPA CHE NON SA ACCOGLIERE. QUELLA CHE HA DIMENTICATO I TEMPI IN CUI I MIGRANTI ERAVAMO NOI.

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

LA VISIONE DI INGRID / MENTE E CORPO S'INCONTRANO/SE IL FINE E' LA COMUNICAZIONE

 

     

ALLORA LE LETTERE, LE PAROLE, LE FRASI  ESCONO DALLA CARTA E DIVENTANO PARTE INTEGRANTE DELL'UOMO CHE  LE  HA GENERATE: IL SUPPORTO DIVENTA LA SUA STESSA PELLE E L'INCHIOSTRO IL SUO SANGUE NELL' AFFERMAZIONE DI UN ESSERE  CHE VUOLE IMPORSI ALL'ATTENZIONE DI CHI MAGARI NON OSSERVA ABBASTANZA O, TROPPO SPESSO, DISTOGLIE LO SGUARDO CON ECCESSIVA FACILITA'.

                   (Ingrid Mwangi)

MARIANNA06 (UKUNDIMANA)

INGRID MWANGI A GENOVA /UN PO' SOCIOLOGA UN PO' ARTISTA UN PO' TESTIMONE

Sta per concludersi a Genova la prima mostra  fotografica personale di INGRID MWANGI,giovane artista kenyota(classe 1975), presso la galleria "Il TRIFOGLIO NERO".

Perchè parlarne?

Perchè la mostra attraverso le immagini ed anche un'installazione video ci racconta della difficile situazione africana e degli squilibri che esistono tra la vita in Europa e in Africa.

L'artista è nata a Nairobi ma vive stabilmente in Germania. Ritornando alle sue immagini,Ingrid ci dona una visione al femminile dei  problemi africani(aspetto doppiamente interessante) e critica ovviamente l'immaginario che noi tutti abbiamo dell'Africa e del suo sistema di vita.

Le immagini, ora forti, ora delicate,comunicano lo sfruttamento, i sogni, le difficoltà, i pregiudizi con cui si confronta giornalmente la gente d'Africa.

La finalità del lavoro di Ingrid,un po' sociologa, un po' artista, un po' testimone, è quella di superare le discriminazioni socio-culturali ed evitare conflitti violenti e dimostrare che è possibile muoversi verso società più umane, più giuste e pacifiche. La cosa, a mio avviso, è degna di nota proprio in considerazione della giovane età dell'artista.

Ingrid curiosamente usa due nomi per identificarsi,il suo e quello del suo compagno di vita. Quell'  Io  di cui parlo- chiarisce subito- include due corpi, due menti, due storie e due percorsi creativi differenti tuttavia interconnessi,in costante scambio e dialogo.Lei africana, lui europeo.

Ogni persona-precisa l'artista- fa esperienza del proprio sè come avente molti aspetti in comunicazione tra loro: la parte emotiva che interagisce con quella intellettiva, la mente che cerca di guidare il corpo mentre il corpo stabilisce i limiti.Da qui l'unificazione tra la corporeità maschile e quella femminile,attraverso la fusione di due coscienze influenzate da esperienze differenti.

Questa doppia alterità consente così ad Ingrid, come ad "Alice", di guardare da entrambi i lati dello specchio. E, come a "Giano", di poter scrutare contemporaneamente i due opposti orizzonti.

A noi, osservatori della sua arte, invece  permette di continuare ad interrogarci su violenza, ingiustizia e sofferenza presenti nel mondo e sul come debellarli al di là dei soliti lacrimosi stereotipi cui siamo purtroppo avvezzi.

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' / PER CAPIRE COS'E'

Cittadini del Villaggio Globale:

aperte le iscrizioni al Cantiere di Educazione alla Pace e alla Mondialità organizzato da LVIA Palermo

Dal 28 luglio al 5 agosto, nella splendida cornice del Parco della Madonie, nel comune di Castelbuono (PA) e con giornate a Palermo e Cinisi, la LVIA Palermo, in collaborazione con Altra Storia e Cesvop, offre ai giovani una settimana densa di approfondimenti e dibattiti sulle tematiche "vitali", economiche, sociali, culturali, politiche, religiose, che ci coinvolgono in quanto cittadini del mondo.

Una settimana per riscoprire e valorizzare le proprie potenzialità, ma soprattutto per fortificarsi nella relazione con l'altro, con l’accompagnamento di educatori ed esperti di settore e attraverso gli incontri di tante realtà che lavorano quotidianamente perseguendo obiettivi di equità, giustizia e solidarietà

La finalità del Cantiere è quello di portare i giovani ad acquisire la consapevolezza di una nuova cittadinanza mondiale e delle possibilità che ognuno di noi, in qualità di cittadino del mondo, ha a disposizione nella prospettiva dell’impegno per la pace.

Vito Restivo, responsabile LVIA Palermo, ci spiega: «A fronte di tutte le problematiche che in questi giorni stiamo vivendo in Italia e nel mondo: dal problema rifiuti all'intolleranza verso lo straniero, dalle vicende incresciose di microcriminalità alle precarie condizioni di lavoro di milioni di giovani, dall'emergenza casa alle morti bianche, dai salari bassi all'aumento del costo dei cibi, dall'antipolitica all'acuirsi degli integralismi, da una iniqua distribuzione della ricchezza alla crisi energetica auspichiamo che la settimana possa essere un tempo utile e importante per costruire percorsi di speranza  alternativi ai modelli socio-economici imperanti nel mondo e soprattutto per acquisire fiducia nelle proprie possibilità di cambiamento per uno stile di vita più sobrio e più rispettoso della dignità umana. Il metodo sarà il confronto leale, il dare spazio ai vari punti di vista, l'ascolto delle opinioni altrui e poi il discernimento nel profondo della propria coscienza».

Lungo questo percorso i giovani saranno accompagnati da esperti autorevoli come Carlo Romano ex-ricercatore presso la facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Palermo, Giuliana Martirani, docente della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli, Massimo Toschi Assessore alla cooperazione, perdono e riconciliazione fra i popoli della Regione Toscana, Maurizio Pallante Presidente del Movimento per la decrescita felice, Silvio Turazzi, missionario Saveriano in Africa, Gianni Notari, Direttore dell'Istituto di formazione politica “P. Arrupe” di Palermo, il Sindaco di Gela Rosario Crocetta e ancora Slaheddine Hovidi Imam della Moschea di Palermo, il monaco buddista Gyosho Morishita, il Rabbino Capo di Ferrara, Parma e Pisa Luciano Caro, Gandolfo Librizzi dell'Ente Parco delle Madonie, Rosario Schicchi, docente della facoltà di Scienze Naturali dell'Università di Palermo, Giovanni Impastato fratello di Peppino, Emanuele Banfi della LVIA, l'On. Leoluca Orlando, i Jambo Sana e tanti altri.

Il cantiere è aperto a giovani dai 18 anni in su.

Iscrizioni fino al 4 luglio

Per informazioni:

LVIA Palermo: Vito Restivo · cell. 328.9273481 · e-mail: [email protected]

LVIA Settore Italia: tel. 011.7412507 · e-mail: [email protected]

www.lvia.it

MARIANNA06(UKUNDIMANA)

OGADEN /DRAMMA UMANITARIO IGNORATO DA ADDIS ABEBA

Accade nel CORNO d'AFRICA. Una repressione militare di una violenza estrema e una popolazione annientata dal blocco commerciale.

Pubblicando nei giorni scorsi un Rapporto sul trattamento riservato dalle autorità etiopiche alla popolazione somala della Regione dell'Ogaden, l'ONG "HUMAN RIGHTS WATCH"(HRW) ha sollevato il velo su una delle catastrofi più ignorate al mondo.

"Dal mese di maggio 2007, migliaia di persone sono fuggite nelle regioni circostanti per proteggersi dagli attacchi dell'esercito etiope contro i civili e i villaggi. Azioni-è scritto nel Rapporto- che possono essere definiti veri e propri crimini contro l'umanità".

HRW evoca inoltre esodi forzati, violenze contro le donne ed esecuzioni sommarie. Le maggiori atrocità sono avvenute tra il luglio e il settembre 2007 quando il governo etiopico ha risposto militarmente ad un attacco del FRONTE NAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DELL'OGADEN(ONLF) contro un sito cinese per proiezioni petrolifere, scatenando una repressione militare nell'intera regione per stroncare l'organizzazione ribelle ed ogni presunto appoggio fra la popolazione.

Fondato nel 1984,l'ONLF  rivendica una maggiore autonomia dell'OGADEN, regione al confine con la Somalia, da sempre ignorata dal governo di Addis Abeba, una zona semi-desertica e pastorale ma in cui vi sarebbero importanti giacimenti di petrolio e gas.

" Le presunte risorse sono il cuore del conflitto-denuncia il Rapporto- queste risorse non sono state ancora sfruttate, ma chi riceverà le royalties quando i giacimenti saranno funzionanti? "

Un problema ovviamente non risolto.

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

LE INCOGNITE DELL'AFRICA CENTROSETTENTRIONALE/CIAD E REPUBBLICA CENTROAFRICANA

Noi ci lamentiamo delle nostre temperature.In Ciad fa caldo, molto caldo e la colonnina di mercurio raggiunge in queste ore i 39 gradi con umidità.

Molto più caldo però è il fronte militare del Paese.In Africa-diciamo-non c'è pace.Le truppe ribelli dal vicino Sudan continuano a sconfinare e ad occupare le principali città del Ciad e non solo.

Il Ciad fa gola a molti per via dell' uranio e del petrolio. Sciacalli sono già presenti e rispondono al nome della francese Areva o delle multinazionali Texaco ed Exxon.I cinesi non aspettano altro che il presidente Deby dia loro il lasciapassare. Nella zona è presente comunque, da qualche tempo, la missione EUFOR in difesa dei profughi del DARFUR,altri ostaggi,quest'ultimi, di cui non si riesce ad immaginare facilmente il destino nell'immediato.

In tutto questo il ministro degli esteri francese ha fatto sapere chiaramente che la Francia non interverrà più militarmente in Ciad. Probabilmente si suppone un eventuale successo dei ribelli per cui è preferibile assumere da parte di Parigi un atteggiamento di equidistanza.Almeno così parrebbe.

Il presidente ciadiano Idriss Deby invece si è scagliato contro il Sudan e naturalmente contro la missione Eufor, accusata di chiudere gli occhi di fronte ad un conflitto internazionale e, semmai, d'essere una forma di copertura.

Altra piccola osservazione: il Ciad rappresenta una delle quattro porte dell'Africa insieme a Suez, Corno d'Africa e Gibilterra.E guardando bene la carta geografica le attuali guerre civili che si stanno combattendo in Africa sono in paesi compresi tra il 10° e 20° parallelo a nord dell'equatore(Sudan-Ciad- Niger-Mali-Mauritania). Qualcosa significherà?

Ma anche la Repubblica Centrafricana,stato molto povero, non scherza quanto a conflittualità. Ed è di qualche giorno fa(21 giugno) la pace firmata a Libreville, capitale del Gabon, tra governo e ribelli con la mediazione appunto di Omar Bongo, presidente del Gabon. Sarà una pace duratura? Ce lo si augura ma ci si crede poco.Anche perchè il terzo gruppo di ribelli, quelli del Front Démocratique du Peuple Centrafricain(FDPC),non ha firmato il testo.

Qui la pace è un requisito indispensabile per raccogliere tutte le parti(governo-ribelli-opposizione pacifica e gruppi della società civile) e tentare di fare uscire il Paese da una crisi di vasta portata.

Inizialmente abbiamo scritto"paese povero".Ebbene il Centrafrica è uno dei paesi più poveri del mondo, pur disponendo di risorse naturali non trascurabili. La crisi della Repubblica Centrafricana è strettamente legata alla grave situazione del confinante Darfur. Infatti sono stati accolti  da sempre decine di migliaia di rifugiati in campi profughi, continuamente però sotto attacco delle milizie ribelli.

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI (UKUNDIMANA)

KARIBU-SANA AMICI BLOGGER !

  ECCO  QUI  DOVE  NASCE OGNI MATTINA

               JAMBO  AFRICA !

SIATE SEMPRE I BENVENUTI E....GRAZIE.

        MARIANNA 06 (UKUNDIMANA)

PER CAPIRE L'AFRICA / ALCUNE DOMANDE A LEONORA MIANO

Questa giovane donna, che vedete a lato,in foto, è Léonora Miano, camerunense,classe 1973,nata a Douala,vincitrice del PREMIO LETTERARIO GRINZANE CAVOUR  quale migliore esordiente con il romanzo "NOTTE DENTRO",pubblicato in Italia dall'editrice Epoché.

A noi però nell'immediato interessa meno la sua attività di scrittrice quanto sentire il suo parere su alcune questioni riguardanti l'Africa.

Ecco cosa risponde intervistata da un giornalista del settimanale torinese "Ilnostro tempo".

Alla domanda se  l'Africa oggi sitrova ancora come negli anni'90 in una condizione di marginalità sotto il profilo economico-finanziario e/o geopolitico Leonora risponde.

" Preferisco evitare di addentrarmi nelle tematiche economiche e finanziarie ma mi stupisce che l'Africa possa essere considerato come un continente marginale quando ci sono Stati e Compagnie internazionali che vengono sul nostro territorio a sfruttarne le risorse. I televisori al plasma e i telefoni cellulari sono costruiti con un minerale, il coltan, che per l'80% si trova in un unico Paese, il Congo. Queste ricchezze, che non riusciamo a sfruttare, fanno sì che i Paesi vicini e lontani diventino dei "predatori" nei nostri confronti e la loro corsa ad appropriarsi di queste ricchezze crea turbolenze.Se l'Africa può essere considerata alla deriva- continua la Miano- dipende dallo sguardo che noi africani portiamo su di noi. Quando una persona non ha una percezione di sè positiva,come accade agli africani per le mille ragioni che tutti sappiamo, è quella percezione che noi restituiamo agli altri.Il vero problema dell'Africa e degli africani non credo sia solo economico quanto piuttosto culturale."

"Infatti -riprende la giovane scrittrice camerunense- non mi interessano le responsabilità degli altri nei confronti dell'Africa quanto quello che noi facciamo a noi stessi. Al di là della tratta e della colonizzazione esiste il fenomeno delle milizie in tutti gli stati africani e gli africani non sono consapevoli di tutto quello che le milizie stanno facendo in diversi Paesi.E' in atto un fenomeno di fascistizzazione dell'Africa. E di questo non posso  che incriminare se non i miei compatrioti."

E a proposito degli aiuti umanitari  ecco cosa dice Leonora.

"Andando a parlare nei licei,io vivo in Francia, vedo subito che negli studenti, negli ascoltatori in genere, scatta il riflesso a considerarci come i destinatari dell'aiuto umanitario. Ma questo fa venire meno il rispetto verso gli africani.La gente è abituata a tenderci la mano, non a considerarci alla pari.Forse si genera una sorta d'empatia nei nostri confronti da parte dei Paesi occidentali e ritengono così di doverci aiutare".

"Le relazioni dovrebbero essere più oneste e impostate ad una maggiore uguaglianza-conclude la giovane scrittrice- riconoscendo gli errori dell'Occidente ma dando agli africani la possibilità di fare delle scelte. Un Paese non può svilupparsi solamente attraverso gli aiuti umanitari".

Léonora Miano ha iniziato a scrivere prestissimo, a soli otto anni.Dice di sé di aver atteso però di acquisire una scrittura personale che contenesse il "suo temperamento e la sua musica interiore" prima di pubblicare. I suoi libri in Francia sono editi da Editions Plon.

Buona fortuna Léonora e augurissimi per tutto!

A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI(UKUNDIMANA)