Oggi Mathilda coltiva la terra e abita ancora sulla sua collina d'origine. Ma vive lì con un terrore sordo.Gli assassini ritornano alle loro case e si premurano di farlo sapere. Fanno visite di "cortesia" alle loro ex vittime e lasciano intendere che il tempo dell'impunità potrebbe tornare.
Un rapporto sulla salute mentale ha evidenziato che la scarcerazione dei detenuti,colpevoli di genocidio e poi assolti, ha ravvivato i traumi. E i gacaca hanno contribuito in tal senso. Durante i gacaca i sopravvissuti accusano scompensi in reazione a ciò che ascoltano.Quello che vivono va ben oltre la capacità di sopportazione di un essere umano.
Mathilda dice:" Ci avevano detto che noi li avremmo accusati e che poi sarebbero stati processati, credevo che sarebbero stati puniti. Questo pensavo.E invece li hanno liberati.Hanno portato via mio marito, i miei figli e hanno violentato.Tutti gli abitanti li hanno accusati.Ci avevano detto che potevamo accusare in particolare gli stupratori. E ora invece sono liberi. Passeggiano tranquillamente per le strade".
"Ho pensato di trasferirmi su un'altra collina. Non voglio neppure mettere i piedi dove camminano loro. Gli altri li accettano. Io li odio. Tu sei fortunata,Esther, perchè vivi all'estero ma torni qui a condividere la nostra follia... Ho perso mio marito, tre figli, i miei fratelli e lemie sorelle, i miei genitori. Avevo sei figli, solo le femmine sono sopravvissute.Sulla nostra collina se eri un maschio era impossibile sopravvivere.Impossibile!"
"Ho una malattia di cui non conosco l'origine.Mi sento persa, esausta.Sono tornati per tormentarmi la mente.Per mostrarmi che sono liberi. Rigirano il coltello nella piaga.Nessuno di loro chiede perdono. Vengono solo a farti vedere che ci sono. Non ci sentiamo sicure."
"Dopo il genocidio ero traumatizzata. Non sapevo cosa avevo. Sei stata tu, Esther, a farmi capire qual era il mio problema.Il lavoro svolto con te mi ha fatto bene e mi ha aiutato molto. Mi sentivo meglio. Ora gli assassini mi rispingono indietro".
Da "IL FIORE DI STEPHANIE " di Esther Mujawayo- Souad Belhaddad (ed.e/o)
A cura di MARIANNA MICHELUZZI( UKUNDIMANA)
Che terribile realtà! Povera gente.
Buon fine settimana.
Antonio
Scritto da: Antonio Cracas | 24/05/08 a 09:13
Cara Marianna,
quando leggo le storie che ci racconti dell'Africa mi chiedo se mai un giorno sarà possibile vivere in pace.
Sembra che la guerra e l'odio e le ingiustizie siano insiti nella nostra natura.
Una triste presa di coscienza, che rende impotenti, ma che non ci deve sollevare dal dovere di fare, nel nostro piccolo, qualcosa che contribuisca a rendere i rapporti tra gli umani più distesi.
Buon fine settimana.
Un abbraccio.
Elena
Scritto da: zia elena | 24/05/08 a 09:31
Riconciliazione va bene,ma impunità.....! E certo che i sopravvissuti a trovarsi di fronte gli assassini dei loro cari liberi ed impuniti diventano matti. Non riesco neppure ad immaginare che sofferenze.
luigi
Scritto da: luigi | 24/05/08 a 09:38
Infatti i miei parenti rimasti in Rwanda dicono: "Dobbiamo vivere fra gli assassini". I segni di squilibrio mentale sono molto diffusi,li avevo già notati anche prima del 1994 fra i superstiti di massacri precedenti. Nella realtà "magica" dell'Africa, dove spesso mancano i punti di riferimento razionali, le ossessioni, le angosce e la paranoia trovano un terreno fertile.
Ma non basta, di gacaca si muore. La settimana ventura diro' perché
Buon sabato Marianna, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 24/05/08 a 13:21
Caro Antonio queste realtà dovrebbero indurci a riflettere quando ci lamentiamo delle nostre condizioni o quando etichettiamo gli altri frettolosamente.
Buon pomeriggio, immagino dedicato allo sport.
Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 15:35
Grazie Elena della tua attenzione che diventa per me impegno a fare meglio e di più.
Ti abbraccio anch'io e ti auguro un sereno week-end.
Affettuosamente Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 15:37
Per noi tutti è difficile immaginare certa sofferenza. Però fermarsi a riflettere su testimonianze dirette come questa io ritengo può solo farci bene. La vita non è una scala di cristallo.Per nessuno.
Buon proseguimento di giornata.
Affettuosamente Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 15:41
Carissimo Dragor avrei potuto inserire oggi un post "leggero". Non ho voluto. Come ti ho detto altre volte sto leggendo questo libro con molta, forse troppa, calma.Mi coinvolge. E' come se quelle testimonianze m'interpellassero. Nel libro ce ne sono diverse.
Il problema delle malattie mentali in Africa, per esempio, mi ha sempre interessato. Perchè lì, più che altrove, ci sono delle difficoltà oggettive anche per curarle.
E la cosa non si limita solo al Ruwanda e al dramma del genocidio ma anche a normalissime situazioni di povertà in altri Stati.
Un medico, mio amico, mi raccontava una volta di un episodio verificatosi in Congo, dove una ragazzina, mandata a servizio presso una famiglia, un bel giorno viene aggredita a colpi di machete dal padrone di casa. La malcapitata, ridotta quasi in fin di vita, si salva grazie proprio all'intervento tempestivo dei sanitari e alla generosità dei vicini di casa che accorrono per soccorrerla
Alla fine si scopre che l'uomo, il padrone di casa, soffriva di disturbi mentali e la ragazza, per non perdere quel misero guadagno necessario alla sua famiglia, non dice nulla a nessuno.Fino a quando......
Aspetto il tuo post con molto interesse.
Buon pomeriggio anche a te.
A presto.Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 15:56
Secondo me gli odi potrebbero di nuovo portare ad esplosioni di grande violenza. Spero che questa volta non rimarremo a guardare.
Buona giornata
Fino
Scritto da: Fino | 24/05/08 a 16:25
Cara Marianna,
sono stata un po' assente, ma torno da te volentieri a leggerti con calma perchè i tuoi post sono davvero sempre molto interessanti.
Questa Africa sempre proprio la grande dimenticata... Un abbraccio, Giulia
Scritto da: giulia | 24/05/08 a 19:31
Caro Fino occorre pregare e impegnarsi perchè ciò non accada mai più.
Buon proseguimento di serata. Affettuosamente,Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 20:05
Cara Giulia so bene che fai quel che puoi.So che mi stimi come io stimo te.
C'è anche una vita al di fuori del blog, che ci crea talora problemi, difficoltà.Che va comunque accettata per migliorarla.
Ti sono vicina con affetto.
A presto.Marianna.
Scritto da: marianna | 24/05/08 a 20:09
Cara Marianna
Un paio di commenti. In primo luogo fai bene a battere e ribattere sul tema del Ruanda, perche' l'Africa e l'umanita' muore e (speriamo) rinasce li' dunque e' giusto mantenere viva l'attenzione studiare cosa succede giorno dopo giorno in quel paese. Io stesso non passa giorno che non mi informi, da varie fonti, su quanto succede in Ruanda e nella regione che lo circonda. E dunque approfittiamone per segnalare come sviluppo importantissimo l'arresto in Belgio di Jean Pierre Bemba in seguito ad un mandato di cattura del TPI.
In secondo luogo sono stato sorpreso (lusingato?)dall'utilizzo di un paio di foto mie nei tuoi ultimi post, quella della nave Karl Marx su una famosa spiaggia di Santiago vicino a Luanda, presso la Barra do Dande, e poi, in questo tuo ultimo post, questa foto di due donne, madre e figlia, contadine e commercianti sul bordo della strada, anch'esse angolane (non ruandesi), che scattai nel dicembre 2006 al ritorno da Bailundo sulla strada che da Huambo porta a Benguela.
E visto che dell'Angola parliamo (martoriato paese del mio cuore), non sarebbe male se un giorno facessi (se non l'hai gia' fatto) uno zoom su quanto vi succede in questo strascicato post-conflitto, tra accordi Angola-Cina che ne fanno il primo partner africano di quel paese asiatico, con un'immigrazione cinese incredibile da anni a questa parte; inviolate tradizioni di amicizia tra Dos Santos-Mugabe; crescita della produzione petrolifera che fa dell'Angola da questo mese il primo produttore subsahariano davanti alla Nigeria; il viaggio di Sarkozy a Luanda per chiudere l'Angola-gate e pensare al futuro commercio tra Francia e Angola; e questa popolazione in eterna attesa di godere infine della pace, ma la cui vita non decolla mai.
A luta continua. Saudacoes,
Enrico
Scritto da: Enrico Muratore | 26/05/08 a 13:02
Carissimo Enrico quelle foto me le avevi inviate tu ai tempi dei disordini in Kenya.Non ricordi? Io le ho salvate e le utilizzo quando il soggetto si presta. Mi auguro che la cosa ti faccia piacere.
Io per parte mia non solo non sono mai stata in Africa ma non ho mai fatto uno scatto. Non meravigliarti, perchè di tempo ne ho sempre avuto poco per coltivare i miei interessi.E chi mi era ed è vicino non mi aiutato.
Comunque, dopo il blog, vedrai che imparerò anche, con le nuove macchinette digitali, a fotografare. E allora ricambierò.
La notizia di J.P. Bemba l'ho appresa stamane in un'agenzia ma ho rimandato.
Per l'Angola sono d'accordo. Lo farò. Volevo dirti che tu mi hai inviato in merito un documento in francese viamail che io devo aver perso. Ricordo male? Se lo conservi rimandamelo.
Niente inglese invece perchè purtroppo per me non lo conosco.
Grazie dei tuoi apprezzamenti e di esserti ricordato di me. Se torni, quando puoi, mi fa molto piacere.
Un abbraccio affettuoso. Marianna.
Scritto da: marianna | 26/05/08 a 16:31