Mentre si continua a parlare di leggi sull'immigrazione, non sarebbe peregrino visionare il film-documentario "Barcelone ou la mort" del regista senegalese Idrissa Guiro, premiato in Francia al Festival del Cinéma du Réel, segnalato come cinema politico di qualità.Una Francia, che non diversamente da quanto si appresta a fare l'Italia, da una parte glorifica al Panthéon la memoria di Aimée Césaire,il poeta della "negritude", e dall'altra bracca e arresta i migranti in situazione irregolare.
Ma andiamo al film. Fin dalle prime immagini vediamo i pescatori senegalesi che,sulla costa atlantica,lungo le spiagge, costruiscono le piroghe così come facevano i loro nonni e bisnonni. L'unica differenza tra l'ieri e l'oggi è che le odierne sono più grandi e vanno a motore. Ma da quando le scialuppe europee solcano quei mari molto pescosi, le piroghe tornano a casa vuote. Conflitto dunque tra industria della pesca e pescatori locali. Con l'esito scontato.
Tuttavia sulla spiaggia si continuano a costruire piroghe e Guiro filma tutte le tappe del lavoro artigianale. Modou, il protagonista, ha conosciuto il mare e, davanti al computer, redige il racconto della sua esperienza.Ossia il passaggio in piroga insieme ad un'altra diecina di passeggeri verso "Barcellona", un'espressione che è sinonimo dell'Europa. Prima tappa :Le Canarie.
La piroga in mare aperto presto diventa una zattera in balìa delle onde e delle forti correnti.Ma la fortunosa presenza di una nave marocchina in quelle acque risolve in parte il problema. Ai passeggeri disidratati i marinai gettano pane e acqua. Il giorno dopo arriva però la Guardia Costiera che li soccorre ma li costringe anche a tornare al punto di partenza.
Fortunatamente per tutti l'avventura si conclude bene. Rientrato a casa, Madou parla agli altri della sua situazione e di Talia,il cugino che ha deciso, nonostante l'incomprensione dei familiari, di tornare dagli Stati Uniti per insegnare nella scuola senegalese.
Talia infatti discute con i suoi allievi delle partenze e cerca di convincerli a non partire.
E,quando chiede se conoscono persone che hanno tentato la traversata, molti ragazzi raccontano d'aver perduto fratelli, sorelle e parenti in quei maledetti viaggi in piroga.
Un prezzo ancora troppo alto da pagare per l'Africa e i suoi abitanti.
Un film assolutamente da vedere perchè aiuta a leggere l'immigrazione come fenomeno sociale, economico, storico molto più di ponderosi manuali.
A CURA DI MARIANNA MICHELUZZI(UKUNDIMANA)
E qui da noi certa gente vorrebbe introdurre il reato di immigrazione clandestina.
Buon week-end.
Scritto da: Gian Contardo | 23/05/08 a 10:16
Eppureanche file come quello di cui parli, Marianna, dovrebbero aiutare a far capire i come ed i perchè i migranti partono a rischio della pelle. Ed il conoscere il perchè è, dovrebbe essere, un viatico per combattere le cause della migrazione da quei paesi. Altrimenti non se ne uscirà mai.
luigi
Scritto da: luigi | 23/05/08 a 11:37
Caro Gian è per questo che mi è parso opportuna una riflessione per chi utilizza ancora un po' di materia grigia e un pizzico di cuore.
Un abbraccio e buona giornata.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 12:04
Certamente, Luigi.
Se la gente s'impegnasse un po' di più a conoscere certe realtà quanto meno parlerebbe con cognizione di causa. E, a casa propria, sarebbe in grado di dire la sua su la giustezza o meno di certe leggi.
Diciamo che oggi è impossibile non seguire gli argomenti di politica internazionale, proprio perchè viviamo, grazie anche al web, su di un Pianeta interconnesso.
Ti auguro una bellissima giornata. A presto.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 12:09
Qualche tempo fa ho visto su TF3 un documentario girato da un operatore che che ha seguito un gruppo di senegalesi decisi a raggiungere la Spagna e per 2 settimane è vissuto con loro raggiungendo clandestinamente il Marocco per attraversare lo Stretto di Gibraltar. E' una storia drammatica, costellata di incidenti e anche di morti. Come dici tu, questo tipo di fiction-documentario è più efficace di milioni di parole. In Italia non hanno diffuso niente del genere?
Buona serata, a presto.
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 23/05/08 a 18:11
No, caro Dragor! Come scrivevo nel post di Luigi vorremmo una tv aperta alla mondialità, che non esiste.
Ti abbraccio sempre con affetto.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 18:46
J'ai vu le film, c'est absolument dramatique. La mort attend les pecheurs au bout du voyage...Pour répondre à Luigi, une des causes de cette immigration, c'est la disparition des bancs de poissons au large du Sénégal due à la peche industrielle (notamment européenne).
un extrait du film :
http://www.dailymotion.com/relevance/search/immigration%2Bclandestine/video/x3l4mf_barcelone-ou-mourir-de-idrissa-guir_politics
Alex
Scritto da: alex | 23/05/08 a 18:51
L'industria della pesca si avvale ormai di un 'attrezzatura che ricorda quella delle navi da guerra.
Si depredano così i mari a scapito dei pescatori locali con mezzi che, perchè no, sono scorretti persino nei confronti dei pesci che nella lotta per la vita non possono competere con il più feroce dei predatori.
Tesea
Scritto da: Teseag | 23/05/08 a 21:03
Grazie Alex, veramente tanto e di tutto cuore.
Sopratutto per le immagini del film che completano mirabilmente il post.
Buona notte e un abbraccio affettuoso.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 22:26
Dici il vero, cara Tesea. Ma quanti conoscono il problema?
Ti abbraccio, ti ringrazio e ti auguro la buona notte.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 22:28
Tra il gruppo di somali arrivati ieri a Lampedusa c'era un neonato,il piu' giovane clandestino d'Italia. Auguri a ABDWAHD-il nome del piccolo-,che sia segno di un futuro migliore.
Scritto da: Anna Rosa Balducci | 23/05/08 a 23:01
Grazie Anna Rosa, quella di ABDWAHD è una bella notizia.Ci auguriamo solo che lui e la sua mamma siano accolti con il rispetto che si deve a donne e bambini in un paese civile.
Hai letto l'articolo di Repubblica online sulle proteste delle ONG sui provvedimenti- legge relativi all'immigrazione?
Te lo invio.
Buonanotte e un abbraccio.
Marianna.
Scritto da: marianna | 23/05/08 a 23:29