"GLI ITALIANI DI TUNISIA.STORIA DI UNA COMUNITA' (XIX-XX secolo)" è una ricerca di Marinette Pendola,studiosa di storia,usi e costumi della comunità italiana di Tunisia nonchè docente universitaria in Italia e Francia.
Secondo lo studio della prof.Pendola c'è già, a partire dal XVI secolo una presenza significativa degli italiani in Tunisia, costituita soprattutto da ebrei sefarditi provenienti da Livorno.
Nei secoli successivi la presenza italiana è cresciuta,sia pure in costante competizione con quella francese a partire dal trattato del Bardo( 12 maggio 1881) e dalla convenzione della Marsa(8 giugno 1883), fino a divenire fra Otto e Novecento la più importante comunità straniera dal punto di vista numerico.
Gli italiani emigrati alla ricerca di un lavoro, specie dalla vicina Sicilia, furono capaci-sostiene la Pendola- di dotarsi di strutture sociali di notevole importanza :vennero fondate scuole, ospedali, giornali in lingua italiana, senza alcun aiuto della madrepatria.
Ma fu soprattutto elaborata una cultura che seppe accogliere e far proprie istanze provenienti da culture altre, presenti sul territorio, i cui esempi immediati si colgono, come è naturale che sia, nella lingua e nell'alimentazione.
Comunità dinamica,quella italiana, contribuì a modernizzare l'apparato l'apparato produttivo ed economico del Paese d'accoglienza. Modificò il paesaggio, acquisendo campi all'agricoltura e fondando piccole aziende con prodotti nuovi come quelli vinicoli.
Sempre la comunità italiana, attraverso gli esuli risorgimentali prima e quelli antifascisti poi introdusse anche nuovi ideali sociali e politici. Aspetto culturale nient'affatto trascurabile.
Negli anni '50 del Novecento,con l'indipendenza della Tunisia dalla Francia, il rientro forzoso di francesi ed italiani in Europa.
Comincia un'altra storia : quella di chi non ha mai dimenticato perchè cittadino immigrato di seconda generazione certamente ben integrato.
La Storia dell'immigrazione è sempre la stessa nel tempo.Possono cambiare e cambiano i luoghi.
Le vicessitudini,quelle no.
La mia insegnante di francese, al liceo "Giovanni Meli" di Palermo, era un'italiana di Tunisia.
Grazie a lei ho imparato ad amare la lingua e la cultura francese.
Non amava parlare di quel ritorno. Se non costretta.
Anche così l'Africa e la Francia sono entrate a far parte della mia storia personale.
MARIANNA MICHELUZZI
Cara Marianna, è la storia dei Pieds Noirs. Soltanto nelle A.M. ce ne sono 300.000, tutti nostalgici di quando l'Algeria era un dipartimento della Francia. Sabato scorso si è inaugurato a Perpignan il monumento ai Pieds Noirs rapiti,una pagina poco conosciuta della vicenda coloniale
A presto, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 26/11/07 a 09:34
Carissimo sono andata subito a vedere Perpignan e la comunità che non vuole dimenticare.Sono aspetti affascinanti della storia coloniale.
L'Algeria poi era un gioiello durante la colonizzazione francese.
Oggi si avrebbe qualche remora a mettervi piede,grazie ai fondamentalisti islamici.
Ne hanno fatto uno scannatoio a cielo aperto.
A presto. Marianna.
Scritto da: marianna | 26/11/07 a 13:58
Lo stesso amaro si ritrova in chi fu costretto a lasciare, dopo anni di fatica e bonifica, la Libia, l'Etiopia, l'Eritrea, la Somalia.
Tesea
Scritto da: Teseag | 26/11/07 a 14:17
Lo so bene, carissima Tesea.Quest'estate al mare ho conosciuto una signora con qualche anno più di me che aveva vissuto la sua infanzia in Eritrea.I discorsi erano di nostalgia.Sopratutto si sentiva africana.Poichè attualmente vive nelle nebbie di Bologna,(è un ex-insegnante)la casetta al mare di Pittulongo, la spiaggia degli olbiesi, le faceva sognare atmosfere esotiche:spiaggia ampia e dalla sabbia bianchissima, mare a perdita d'occhio.
Anni fa a Napoli ho conosciuto una famiglia di piccoli industriali venuti via dall'Etiopia ai tempi del reinsediamento del Negus e di tutta la sua famiglia.
Brutte storie perchè questa gente si porta dentro una nostalgia infinita che si acuisce col passare degli anni invece di scemare.
A presto. Marianna.
Scritto da: marianna | 26/11/07 a 16:25