"L'Africa è la cosa più bella che esista al mondo.Il suo odore, i suoi colori ed i suoi finti cavalli, ovvero le zebre, non si dimenticano mai."
A parlare così è Alberto Moravia,scrittore del nostro Novecento ed autore di numerosi reportage giornalistici anche sull'Africa.
Se fosse vivo, oggi 28 novembre, avrebbe compiuto cent'anni.
Nel volume " A quale tribù appartieni?", raccolta dei suoi articoli pubblicati sul Corriere della Sera, vediamo cosa scrive appunto della danza e dei danzatori africani.
LAGOS, aprile 1963.
" Gli africani danzano.Qualcuno qui a Lagos mi dice che talvolta, nei cantieri, gli operai improvvisano una danza al ritmo di un motore di una scavatrice o di una perforatrice.
A chi conosce la semplicità della musica con la quale gli africani accompagnano le loro danze,tamburi percossi dalle mani o addirittura battiti di palme e schiocchi delle dita, questa trasformazione del bulldozer in strumento musicale non sembrerà tanto singolare.
Ma la notizia ha un suo significato. Prima di tutto sta ad indicare una singolare inclinazione ad esprimere in danza non questa o quella esperienza più importante, come il lavoro agricolo o l'iniziazione sessuale, bensì la vita intera.
Popoli primitivi che traducono in danza le manifestazioni religiose e sociali della loro esistenza ce ne sono tanti in tutti i continenti;soltanto l'africano è riuscito a diventare un uomo moderno pur conservando intatta l'originaria capacità danzante.
L'africano danza la sua vita; per questo c'è sempre nella sua danza qualche cosa di sorprendente, di sorgivo, d'imprevedibile. In realtà l'africano non sa quello che l'aspetta nella danza come, di solito, non si sa quello che ci aspetta nella vita.Egli prova a muovere il corpo in una certa direzione, secondo un certo ritmo.Qualche volta,muovendosi a questo modo, riesce ad entrare in un ritmo più generale e più vasto.Ma qualche volta il ritmo personale non riesce ad inserirsi nel ritmo universale ed allora l'africano smette subito di danzare e riprende il suo passo normale. Tuttavia prova e riprova continuamente ad inserirsi a passo di danza nel ritmo del cosmo con l'ostinazione e la pazienza di un rabdomante o di un cercatore d'oro.
La danza è anche per l'africano un mezzo per associarsi o meglio disfarsi della superficiale forma individuale e fondersi con gli altri allo stesso modo che si fondono in un solo crogiuolo diversi pezzi di diversi metalli.
Ma la danza ha per gli africani anche il valore di una manifestazione puramente individuale; di questo chiunque può accertarsi entrando in uno dei tanti night club nella notte afosa e tenebrosa del golfo di Guinea.
Lo spettatore,dimenticando il contesto circostante, resta solo affascinato dalla grazia, dall'eleganza, dalla disinvoltura, dal ritmo, dall'espressività intensa dei danzatori.
Questi africani alti e smilzi, affogati in giacche e pantaloni immensi, appena hanno afferrato il bandolo della danza non lo lasciano più. Si muovono per la sala con leggerezza ondeggiante, disossata, incorporea.
Le loro compagne, incredibilmente snelle, flessuose e longilinee, con caviglie e polsi di portentosa ele ganza, e teste il cui già impressionante prognatismo appare sottolineato dalle capigliature coniche, si contorcono davanti a loro in una maniera che riesce ad essere al tempo stesso del tutto casta e del tutto sessuale".
I LOVE AFRICA !
MARIANNA 06
Cara Marianna, è vero, la danza ha una grande importanza nella vita tradizionale africana, pero' tendono a fare sempre gli stessi movimenti finendo per essere monotoni. Nelle boites africane che ho frequentato, di solito il miglior ballerino ero io
Un abbraccio, a presto
dragor(journal intime)
Scritto da: dragor | 28/11/07 a 15:57
Cara Marianna, non conosco gli scritti di Alberto Moravia sull'Africa, ma mio padre lo ha incontrato in Burundi e ha detto che non ha capito niente.
Ciao, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 28/11/07 a 16:07
Mio carissimo Dragor, sempre più monello,oggi non ti va bene nemmeno Moravia.
Che tu sappia ballare divinamente non ho dubbi e la cosa mi fa piacere ma..... gli africani sono danzatori nel DNA.
Perchè non chiedi a Dedé?
Che poi tu sia esigente, come del resto lo sei nella competenza musicale, ci sta.
Che poi Moravia non abbia capito niente dell'Africa o abbia capito poco è possibile. Non penso bastino due o tre viaggi o anche di più per conoscere l'Africa.In Africa bisogna viverci e con gli africani, non negli alberghi di lusso o anche nelle missioni cattoliche o protestanti che siano.
Comunque lo scrittore giornalista è un uomo di fine intelletto per cui le sue considerazioni,dopo un'osservazione partecipante, insegnano qualcosa.
Il Moravia che mi è sempre piaciuto è quello dei "Racconti romani",più del Moravia de "Gli indifferenti".
La gestione di un racconto stilisticamente è sempre più agevole di un romanzo.
Hai lavorato stamane? Scommetto di sì.
A presto, affettuosamente Marianna.
Scritto da: marianna | 28/11/07 a 17:10
A proposito di Moravia io l'ho conosciuto a Napoli nel 1970.La casa editrice "La Nuova Italia" di Firenze organizzava in quegli anni degli incontri letterari con scrittori per pubblicizzare una collana "Il castoro", che erano monografie su autori contemporanei molto ben fatte.Una sera toccò a Moravia. Quello che mi stupì,allora io ero ragazza,è che quell'uomo era un grande conoscitore del Settecento illuminista.
Ossia mentre noi leggevamo i best-seller, lui leggeva i classici francesi ed inglesi dell'epoca.
Altrettanto dicasi di Leonardo Sciascia,un altro autore cult per me.
Buona notte. Marianna.
Scritto da: marianna | 28/11/07 a 21:11
Mi capitò di leggere sul Corriere un rapporto di viaggio di Moravia che descriveva il punto di confine tra Tanzania e Burundi.
Ero passata esattamente dallo stesso punto doganale pochi mesi prima, e ricordo che lo riconobbi in tutti i particolari.
Mi colpì la descrizione di un povero cane magro e affamato legato con uno spago in un'area prospicente gli uffici.
Era lo stasso cane che io, con mille sotterfugi, ero riuscita a nutrire con della disgustosa carne in scatola comprata in Tanzania, in competizione con gli ufficili della dogana che me le avrebbero confiscate contendendosele.
La buona azione della giornata.
Tesea
Scritto da: tesea | 28/11/07 a 22:07
Cara Marianna, Alberto Moravia è uno dei pochi scrittori italiani che hanno un approccio razionale e non poetico. I suoi personaggi sono archetipi, simboli di una condizione umana. In questo assomiglia a Shakespeare.
Dédé fa bene la danza reale rwandese e sa danzare anche alla zairoise,essendo stata in Zaire da rifugiata. Ma per quanto riguarda la maggior parte delle danze popolari africane, è d'accordo con me: sono monotone, ripetitive e qualche volta anche brutte. Se hai visto le danze del Burkina Faso, le danze senegalesi o anche quelle delle donne burundesi, capirai quello che voglio dire. Quanto alle boites, di solito in quelle europee si danza molto meglio. Gli africani si tirano dietro la monotonia ripetitiva anche dove bisognerebbe sfoggiare un minimo di fantasia. In ogni caso quelli che stanno qui hanno imparato la lezione e anche in Africa la TV sta insegnando nuovi passi.
Buona giornata, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/11/07 a 09:04
Mi fa molto piacere conoscere il parere di Dedè.
Io direi che deve intervenire più spesso, perchè il suo punto di vista sicuramente,sulle questioni africane, vale molto di più del tuo e del mio. E poi non era lei che voleva che facessi il blog?
Affettuosamente: Marianna.
Scritto da: marianna | 29/11/07 a 13:40
Cara Marianna, direi piuttosto che il punto di vista di un africano sull'Africa è complementare. Invertendo le parti, grazie a Dédé ho scoperto certi aspetti dell'Europa che mi erano sfuggiti.
Dico complementare, perché di solito noi europei siamo più informati e abbiamo una visione più globale. In Africa, dove l'informazione
spesso dipende solo dal bouche-à-oreille, a volte non sanno nemmeno quello che succede nel loro villaggio. In Burundi, prima che arrivassero le antenne paraboliche, spesso anche per i bianchi l'unica informazione era quelle del boy di ritorno dal mercato
Un abbraccio, buona giornata
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 29/11/07 a 15:21