"In Africa, in particolare per il mio popolo, gli Xhosa, la parola ha una funzione terapeutica, cura le ferite, aiuta a rivivere i traumi del passato ed a superarli. Per me scrittura e parola sono indissolubili, così tra i miei compiti c'è quello di aiutare a trovare le parole giuste per coloro che il dolore ha reso muti.Oppure più semplicemente per le donne che non usano l'inglese per narrare i propri sentimenti".
A parlare così è Sindiwe Magona,scrittrice sudafricana, vincitrice il 10 novembre del Premio Grinzane-Terra d'Otranto, ad Otranto, nell'ambito del prestigioso PREMIO GRINZANE-CAVOUR.
Sindiwe è nata nel Transkei e vissuta nei sobborghi di Città del Capo.Nei suoi libri racconta della difficile giovinezza trascorsa in SudAfrica durante il periodo della segregazione razziale e del suo impegno a realizzare nel suo Paese quell'armonia razziale e sessuale necessaria perchè la società civile progredisca in vista di un'effettiva democrazia partecipata.
Povera, con pochissimi mezzi economici a disposizione( ha fatto per un lungo periodo la domestica nelle ricche case dei bianchi) Sindiwe,da single madre di tre figli,ha studiato per corrispondenza.
Nonostante le non poche difficoltà, spesso era costretta a cambiare casa,datore di lavoro, è riuscita a laurearsi all'Università del SudAfrica ed ha conseguito un master in Scienze dell'Organizzazione Sociale del Lavoro presso la Columbia University.
Nel 1993 l 'Hartwick College le ha assegnato un dottorato in Human Letters e nel 1997 è stata accolta nella Foundation of Arts Fellow nella categoria non-fiction.
Ma l'impegno politico di Sindiwe è stato ufficialmente riconosciuto già nel 1976 quando è stata chiamata a far parte del "Tribunale Internazionale per i Crimini contro le Donne", a Bruxelles.
Nel 1977 è stata anche tra le dieci finaliste per il Women of the Year Award.
E' stata per lunghi anni all'ONU con l'incarico di bibliotecaria ma attualmente,tornata a Città del Capo, è responsabile di un'organizzazione non governativa che si occupa di donne e, nelle township provvede ai programmi d'istruzione, di assistenza familiare e sanitaria.
L'obiettivo del suo impegno, giorno dopo giorno, è spingere i giovani neri, soprattutto le donne, a svolgere un ruolo attivo nella crescita del nuovo SudAfrica.
Una donna semplice e straordinaria ad un tempo.Sul suo biglietto da visita c'è scritto:scrittrice, narratrice di storie, facilitatrice.
Dei suoi libri, pubblicati in Italia, voglio ricordare "Da madre a madre"(Gorée,2005), "Push-Push ed altre storie"( Gorée, 2006), "Ai figli dei miei figli" (Nutrimenti,2006).
Temi affrontati ed abilità espresse : il racconto della vita e della cultura dei sobborghi neri,la capacità di restituire atmosfere proprie della tradizione orale, il racconto di una vita, la sua, fatta di studio e di lavoro, di maternità fortemente volute e di forte e tenace determinazione.
BUONA FORTUNA, SINDIWE.
A cura di MARIANNA MICHELUZZI
LCara Marianna, la parola come funzione terapeuticza esiste anche in occidente, basta pensare alla psicanalisi. In Burundi, a Rumonge, vicino alla frontiera tanzaniana, ho visto una guaritrice usare la parola come strumento drogastico, ripetendo frasi ritmiche che permettevano alle pazienti di perdere ogni inibizione rotolandosi su un lenzuolo e liberandosi degli spiriti maligni
Buon appetito, a presto
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 22/11/07 a 12:50
Carissimo arrivo solo ora per le solite ragioni.
So bene che la parola ha una funzione terapeutica anche da noi, in Europa.
Quello che mi affascina di questa donna è la sua storia, la sua vita.E poi il contesto difficile in cui è vissuta.Negli anni dell'apartheid io seguivo molto da vicino quegli avvenimenti dai giornali e da libri che affrontavano il tema. Mandela è stato un grande uomo.
Buon pranzo.Arrivo sul tuo blog. Marianna.
Scritto da: marianna | 22/11/07 a 13:55
Cara Marianna, Giulia di "Pensare in un'altra luce" è finita sotto un camion!
dragor (journal intime)
Scritto da: dragor | 22/11/07 a 18:04
Carissimo mi dispiace molto.Spero non sia grave.Ma un camion non è un'automobile.
Insomma queste donne blogger sarà meglio che se ne stiano tranquille.
Qualcosa non funziona. Non trovi?
Scherzo. Ora vado sul suo sito a farle gli auguri di una pronta guarigione.
Marianna.
Scritto da: marianna | 22/11/07 a 21:15